Marjane Satrapi, la fumettista che sfida il regime, sale in cattedra a Bologna: "In Iran la rivoluzione ha già vinto"

L’autrice di Persepolis oggi ospite d’onore alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico. "Ormai tutta la popolazione si sta ribellando, ma non possono uccidere settanta milioni di persone"

Marjane Satrapi, la fumettista che sfida il regime sale in cattedra

Marjane Satrapi, la fumettista che sfida il regime sale in cattedra

Bologna, 20 febbraio 2023 – Marjane Satrapi, autrice nel 1999 di Persepolis, fumetto autobiografico che raccontava coraggiosamente l’Iran repressivo dopo la rivoluzione islamica del 1979, oggi alle 17 sarà ospite d’onore alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Bologna, nell’aula magna di Santa Lucia. Il rettore Giovanni Molari le consegnerà il Sigillum Magnum di Ateneo e lei terrà una lectio magistralis su "The freedom of mind", la libertà della mente.

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Marjane Satrapi, la libertà è un concetto geografico e personale: in Iran è un desiderio, nel mondo occidentale è data per scontata. Che ne pensa?

"La libertà ha lo stesso significato ovunque, ma il fatto è che si vive differentemente. In democrazia si pensa che la democrazia sia dovuta, ma posso assicurarle che se Donald Trump avesse vinto un secondo mandato, la democrazia americana sarebbe potuta cessare. La libertà è un equilibrio molto fragile e non è detto che possa durare per sempre, ma la differenza fondamentale è che noi in Iran sappiamo di vivere in una dittatura e credo che una democrazia fascista sia peggiore di una dittatura fascista".

Che cosa significa «Libertà della mente»?

"È la capacità di pensare in maniera indipendente. Spesso la maggioranza della gente ha torto e lo vediamo perché alla fine è l’idea più idiota quella che prende il sopravvento. Quindi devi avere la capacità di pensare con la tua testa, perché la moralità è relativa e cambia nel tempo. Invece l’etica è dentro di noi e quindi, qualsiasi siano le mie convinzioni, so che c’è una legge sopra di me che si chiama diritti umani e io oltrepasso il mio credo per accettare il punto di vista della persona a me più distante nel pensiero".

Le è successo?

"Sì, ad esempio quando volevano proibire il velo in Francia. Odio il velo, mettermi un velo in testa mi fa sentire un puro oggetto sessuale, m a il mio senso per il diritto umano mi porta a pensare che ognuno debba fare quello che vuole e in cui crede, finché non costringono me a farlo ".

La libertà è intelligenza della mente?

"Senza la seconda, la prima non esiste. Libertà significa tanta intelligenza e per questo fa paura. Se davvero vuoi ottenere quello che desideri, resti sola e la solitudine fa paura. Forse è per questo che non ho mai fatto parte di un partito politico o gruppo, mi è difficile fare compromessi, anche far parte di una opposizione iraniana nell’ambito della diaspora. Ma non riesco a stare seduta comodamente nel mio caffé parigino a lanciare proclami. Posso ascoltare chi ha qualcosa da dire e fare da ponte".

Com’è la generazione che ha fatto la nuova rivoluzione? In Iran ce ne sono state tante.

"Innazitutto questa generazione non ha un trauma da guerra e ha accesso a internet, quindi non puoi farle il lavaggio del cervello. I giovani hanno la possibilità di parlare col mondo intero. Ero io quella che parlava della superficialità di Tik Tok e invece ci hanno dato una bella sberla".

H a colpito molto il fatto che anche tanti ragazzi abbiano sostenuto le ragazze nella loro scelta, tanto da perdere la vita, come Mehdi Zare Ashkzari, ex studente dell’Università di Bologna.

"Sono accadute cose eccezionali, siamo davanti a un movimento femmini sta sostenuto dai ragazzi, non si tratta più nemmeno di una rivoluzione femminista. Questa generazione è così libera dai preconcetti, ma lo è anche la popolazione di tutto l’Iran, non solo di Teheran. Un bel divario tra un governo medievale nella mentalità e un popolo estremamente moderno".

A che punto è la rivoluzione ora?

"Potrà sembrare bizzarro quel che sto per dire, ma per me la rivoluzione ha già vinto. So che a Teheran la maggior parte delle donne, almeno il 60%, non porta più il velo, parlavo online con un’amica in un caffè e ho visto con i miei occhi. E non è perché il regime sia diventato più mite. È che con tutta la popolazione che si sta ribellando, mica possono uccidere settanta milioni di persone".