Tutto è cominciato sulla via di Andy Warhol, perché Vincenzo Sanfo è prima di tutto organizzatore di mostre, curatore di cataloghi e collezionista d’arte. Ad un certo punto ha scoperto che il maestro della Pop Art aveva iniziato la sua geniale carriera con le copertine dei dischi, ha iniziato a collezionarle, poi ha cercato anche altri artisti. Ecco come nasce ’Da Picasso a Warhol – Le vinyl cover dei Grandi Maestri’, al via giovedì 10 ottobre al Fellini Museum di Castel Sismondo a Rimini, curata da Vincenzo e Giorgia Sango, con Alessandra Mammì, Reed ronnie e Sergio Secondiano Sacchi. Un viaggio pieno di storie intriganti come quella dell’artista Joseph Albers che ha introdotto l’album doppio lavorando alla cover di ’Provocative Percussion’ di Enoch Light and the Light Brigade del 1961. In mostra vinili con artwork di Gilbert & George, Julian Schnabel, Salvador Dali e Magritte, Jenny Saville, Victor Vasarely, Robert Rauchenberg, Luigi Ghirri, Andrea Pazienza, Tapies, Keith Haring.
Signor Sanfo, quando ha inizio la sua passione per i vinili d’artista?
"Arrivo al vinile seguendo il percorso di Andy Warhol che ha iniziato la sua carriera proprio realizzando copertine, in tutto 52. Ho cercato tutto il lavoro di Warhol e ho scoperto che sono tanti gli artisti che hanno dato alla musica un prezioso contributo, da Mirò a Basquiat".
Per chi ha lavorato Basquiat? "Basquiat aveva fondato un gruppo con K-Rob e Rammellzee e ha disegnato la cover di Beat Bop in mostra a Rimini, un’opera quotata 180.000 dollari all’asta di Sotheby’s. Anche il disco è rarissimo. È una perla in una collezione che farà scoprire tante storie poco conosciute".
Perché?
"Spesso chi acquista un album lo fa per il gruppo, senza poi interessarsi all’artista che ha fatto la copertina. Come è successo per Jeff Koons che nel 2013 ha fatto la cover di ArtPop per Lady Gaga. Storia al contrario è invece quella di Salvador Dalì che nel 1955 fece la cover dell’album ’Lonesome Echo’ per l’attore Jackie Gleason, al tempo popolarissimo ma oggi ricordato grazie all’art work di Dalì. In mostra c’è anche il primo disco in assoluto con un’immagine: è dell’inizio degli Anni ’40 dell’artista Alex Steinweiss che fotografa una pubblicità sopra all’Imperial Theatre per Rodgers and Hart" .
Tra i nomi c’è Ai Weiwei ma anche Jannis Kounellis, maestro dell’Arte Povera. Cosa scopriamo?
"Che Kounellis ha fatto la cover per un gruppo post punk inglese con una serie di bottiglie col collo rovesciato. Ai Weiwei fa la cover per il gruppo giapponese underground Day & Taxi fotografando la distruzione delle vecchie case cinesi che lasciano il posto a costruzioni massificate. Le cover sono vere opere e gli artisti sono liberi, sganciati dalla band. Un esempio storico è la banana di Andy Warhol, sul disco non c’è nemmeno il nome dei Velvet Undergrouond. Stessa cosa per Jim Dine che per ’Best of Cream’ del 1969 disegna un cavolo, patate, zucchine...".
Proprio il mondo di Andy Warhol. L’artista scopre il suo nuovo modo di essere con la copertina del disco di Paul Anka del 1976 ’The Painter’, ispirandosi a Toulouse-Lautrec, con il cappello, la mano rossa, la giacca nera. E scopre il mondo della moltiplicazione coi dischi.