Ron, successi e cover senza tempo: "Presto anche uno show a teatro"

Il cantautore si esibisce domani a Gatteo, tra ricordi e novità: "La musica si fa sempre assieme agli altri"

Ron, successi e cover senza tempo: "Presto anche uno show a teatro"

Il cantautore si esibisce domani a Gatteo, tra ricordi e novità: "La musica si fa sempre assieme agli altri"

di Andrea Spinelli

Notte di San Lorenzo con Ron a Gatteo. Domani l’uomo de Le foglie e il vento torna in concerto sotto le stelle (cadenti) dell’Arena Parco del Castello (dalle 21.45) con le suggestioni di Come una freccia in fondo al cuore, spettacolo che somma i suoi grandi successi a quelle cover che il tempo gli ha impigliato tra le corde della chitarra.

"Di questi spettacoli mi piace soprattutto la possibilità di poter passare da un mondo musicale all’altro, perché la musica si lascia apprezzare in qualsiasi forma", racconta il cantautore di Dorno, 70 anni portati con baldanza (71 martedì prossimo).

"Anche se io al mio repertorio provo sempre a dare una certa impronta autorale che vada oltre la semplice collezione di canzoni. Ecco perché, non essendo uno che si tira indietro, per l’autunno ho intenzione di varare un vero e proprio spettacolo teatrale, anche se con la musica sempre lì bene al centro".

Un racconto in cui trovano posto hit e momenti meno prevedibili.

"In scaletta mi pace mettere pure canzoni un po’ meno conosciute di altre come Per questa notte che cade giù o mie rielaborazioni di successi internazionali tipo I can’t go for that di Daryl Hall & John Oates (Hai capito o no nella sua rielaborazione, ndr) o You dei Ten Sharp (Ferite e lacrime, ndr). Pure Cosa farò nasce da Lonely Boy di Andrew Gold".

E poi c’è Dalla.

"Lucio resta una presenza incancellabile. Ecco perché ogni sera di canzoni sue, anzi nostre, ne faccio almeno tre, Chissà se lo sai, Cosa sarà e Piazza Grande. Abbiamo scritto talmente tante cose assieme che se apro il mio ‘songbook’, come lo chiamano gli americani, lui spunta fuori subito".

Perfino Cosmo, parlando del suo ultimo album, ha ammesso di aver scritto Gira che ti rigira con il pensiero alla lievità di Attenti al lupo.

"Effettivamente il grande successo di quel pezzo è arrivato grazie anche alla sua leggerezza, seppur il testo non fosse esattamente da canzoncina, visto che il lupo in questione è questo mondo, spietato al punto da chiuderti in casa con la tua solitudine".

C’è pure quella Lontano lontano con cui ha aperto l’edizione 2023 del Premio Tenco?

"Sì. Canzone di una bellezza straordinaria. Penso che, come animo, Tenco e Dalla fossero abbastanza vicini, anche se uno timido, portato a stare un passo indietro rispetto alle proprie canzoni, mentre l’altro estroverso, abituato a sorprendere. Entrambi avevano dentro una fantastica follia. Quanto a malinconia, io penso di assomigliare un po’ a Tenco. E poi ho iniziato la mia strada proprio cantando le sue canzoni ai concorsi per voci nuove".

Qual è il capolavoro della sua corposa produzione?

"Ho sempre pensato che la musica debba essere fatta con gli altri, così le rispondo Una città per cantare di Denny O’Keefe. Originariamente s’intitolava The road e la cantava Jackson Browne. Fu Browne a dirmi di aver fatto un gran favore al suo autore, perché fino al successo della mia versione il pezzo era rimasto in ombra e O’Keefe non se la passava benissimo".

Conti è al lavoro su Sanremo 2025. Lei nei panni di direttore artistico chi chiamerebbe?

"A me Lazza piace molto, ma guardando quest’ultima edizione sono rimasto pietrificato, soprattutto nella serata cover, da Ghali e Mahmood. Strepitosi pure i Santi Francesi, di cui sentiremo parlare a lungo".