AMALIA APICELLA
Cultura e spettacoli

Sacralità e potere da Roma a oggi. Così Zuppi invita a capire il tempo

Ispirati dal cardinale, tre incontri a Bologna con Dionigi, Cardini e Cacciari sul tema degli imperi

Ispirati dal cardinale, tre incontri a Bologna con Dionigi, Cardini e Cacciari sul tema degli imperi

Ispirati dal cardinale, tre incontri a Bologna con Dionigi, Cardini e Cacciari sul tema degli imperi

"Fermarsi a riflettere prendendo la rincorsa da lontano per cogliere meglio il senso del presente. Perché di fronte alle avversità, come diceva Spinoza, non c’è né da piangere né da ridere, c’è da capire". Con questo spirito Ivano Dionigi, latinista ed ex rettore dell’Alma Mater, presenta ‘Imperi. Sacralità e potere da Roma ai giorni nostri’. Un ciclo di incontri nella basilica di San Petronio a Bologna, affidati a Dionigi e ispirati dal cardinale Matteo Zuppi, che in questa occasione farà le sue prime apparizioni pubbliche dopo il conclave. Nel primo appuntamento, in programma martedì, Ivano Dionigi offrirà una riflessione su ’Imperium sine fine. Da Roma a Bisanzio’, accompagnato dalle letture dell’attrice Elena Radonicich. Il 21 maggio sarà la volta di Franco Cardini, che affronterà il tema ’Respublica Christiana. Culture imperiali nel lungo Medio Evo’, con la partecipazione dell’attrice Elena Bucci. Chiuderà il ciclo, il 4 giugno, Massimo Cacciari con l’intervento ’La fine degli imperi. I grandi spazi politici’, accompagnato dalla voce di Paola De Crescenzo. Tutti gli incontri, a ingresso libero, inizieranno alle 21 e saranno impreziositi dalle musiche della Cappella Musicale Arcivescovile di San Petronio, diretta da Michele Vannelli. Professor Dionigi, il cardinale Zuppi torna alla scena pubblica dopo il conclave…

"La sua presenza è fondamentale per questa iniziativa che vuole essere una riflessione profonda e comunitaria. Il cardinale Matteo Zuppi è un uomo che non si arrende. Dobbiamo seguire questo esempio: di fronte alle avversità non c’è né da piangere né da ridere, c’è da capire. Altrimenti rischiamo di dividerci in tifoserie rinunciando alla nostra caratteristica fondamentale: la ragione".

In che modo ha ispirato il tema scelto?

"Il cardinale è uno dei pochi che riesce a parlare a tutti. Io lo vedo in fuga, di spalle, perché è sempre avanti. Ha capito che abbiamo bisogno di pensieri lunghi e favorisce tutto ciò che va in questa direzione, con la ragione e con il cuore".

In un mondo iperconnesso e frammentato come quello attuale, è ancora possibile pensare in termini di imperi oppure dobbiamo cercare delle nuove categorie?

"Credevamo fossero superati, invece continuano a segnare la storia anche ai giorni nostri. Gli imperi non sono solo una questione amministrativa, militare o politica, coinvolgono l’ideologia e la teologia. Nascono sempre con la promessa dell’età dell’oro, da Augusto a Trump, e si ammantano di simboli sacri. Putin va a braccetto con la Chiesa ortodossa e il patriarca Cirillo legittima la guerra. Trump usa la Bibbia ed è quasi blasfemo quando dice che Dio lo ha chiamato per fare di nuovo grande l’America".

Cosa ci insegna l’imperium sine fine romano sulla ricerca di potere?

"Ci insegna che l’impero non è la terra promessa e neppure una condizione perenne. Nel 476 Roma cade con l’avvento del cristianesimo per poi risorgere a Bisanzio, che crolla sotto i colpi dei turchi, e allora si trasferisce a Mosca. È una metastasi che si riproduce, ma di fronte ai grandi numeri, l’individuo rischia di scontare la sua inanità e la sua impotenza".

Qual è il ruolo del leader oggi?

"I governanti dovrebbero essere delle guide per i loro popoli, stando davanti, non dietro per annusare i loro istinti e soddisfarli. Il leader è colui che sconta la solitudine, che non cerca il consenso. È un grande educatore, insegna i diritti e prima ancora i doveri. Oggi invece si assiste a una gara per ossequiare il popolo e si mette in scena un grande paradosso".

Quale?

"Ci avviamo verso le migliori scoperte scientifiche, abbiamo i mezzi per risolvere l’ingiustizia sociale, ma quotidianamente assistiamo al massacro di innocenti e bambini, dando una prova di disumanità. Ai funerali di papa Francesco è andata in scena l’ipocrisia più grande degli ultimi tempi".

A cosa si riferisce?

"Tutti a venerare un Papa del quale, né sull’ecologia né sugli ultimi né sulla pace, abbiano ascoltato una sola parola. La sua era l’unica voce stonata in un coro criminale".

Che ruolo potrà giocare papa Leone XIV nelle nuove politiche globali?

"Tutti gli occhi del mondo sono rivolti verso San Pietro, spero che la sua voce venga ascoltata più di quanto sia stato ascoltato papa Francesco". Il ciclo è a cura dell’Arcidiocesi di Bologna, della basilica di San Petronio e del centro studi La Permanenza del Classico dell’Unibo, con il sostegno della Fondazione Carisbo.