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Sartelli, l’incanto della materia. Imola celebra il suo artista

La mostra al museo di San Domenico con settanta opere. "Creava con oggetti invisibili agli occhi comuni"

La mostra al museo di San Domenico con settanta opere. "Creava con oggetti invisibili agli occhi comuni"

La mostra al museo di San Domenico con settanta opere. "Creava con oggetti invisibili agli occhi comuni"

Imola omaggia i cento anni di Germano Sartelli. E lo fa con L’incanto della materia, il nome dato alla mostra allestita al Museo del San Domenico. In mostra, fino al 13 luglio, settanta opere dell’artista imolese, reperite anche tramite cittadini privati e collezionisti. Il titolo della mostra nasce per celebrare il legame dell’artista con la natura, da sempre cuore del lavoro di Sartelli (scomparso nel 2014). Un viaggio dai precocissimi collages della seconda metà degli anni Cinquanta alle grandi sculture in corten e alle carte lavorate della sua ultima stagione. Presenti in primis, dunque, le sue famosissime ragnatele, in più e più forme, districate, da sole, ingrigite e piene, o con dietro anche animali morti. "Alcune di queste, Germano le ha trovate nella Rocca di Imola, dove ha avuto lo studio per tanto tempo" ha raccontato Claudio Spadoni, curatore della mostra e amico di Sartelli.

E poi, cicche di sigarette unite a vortice, sue e degli alunni a cui faceva arteterapia all’ospedale psichiatrico Lolli di Imola. Disciplina, questa, di cui Sartelli è stato pioniere in Italia e che ha cominciato a insegnare dagli anni Cinquanta. Si è rivelata poi anche l’occasione per l’artista di conoscere la moglie, Graziana Albonetti, medico nella struttura sanitaria. Non mancano tra le varie opere anche legni di diversi tipi, alcuni marciti, altri divorati dai tarli, ma accostati insieme l’uno accanto all’altro a sottolineare come nella diversità si possa stare insieme. Tutti gli oggetti che vanno a strutturare le opere di Sartelli sono stati reperiti "quasi casualmente" dall’artista, racconta Spadoni, durante una passeggiata in montagna, in sentieri, vicino alla casa tra Imola e Codrignano (frazione nella Valle del Santerno), in cui ha abitato, o lungo il fiume. "Dico ’quasi casualmente’ perché, oltre la casualità, c’è anche la capacità di vedere quale potesse essere la riformulazione di questi oggetti, a volte non nelle migliori condizioni e quindi invisibili agli occhi comuni, in una struttura più formale e armoniosa– continua il curatore – . A Sartelli dobbiamo proprio questo merito: ha avuto la capacità di saper guardare l’arte con occhi diversi e di aver saputo utilizzare la natura in questo senso, dandole una visione ulteriore".

Questo a spiegare anche le sculture in legno e in metallo, al centro di installazioni nel chiostro esterno del museo. E poi "gli schermi", opere che nascondono dietro un vetro delle sedie, ma anche tavole imbandite, che si intravedono come dietro una finestra appannata. "Perché Germano, oltre a voler richiamare la natura, voleva richiamare la vita e la quotidianità di tutti i giorni. Tramite queste opere, voleva far percepire le sensazioni dello sguardo dietro un vetro che vede una cucina. Il tutto, però, conserva ancora oggi un’attualità straordinaria, a sottolineare la sua visione avanguardistica". La mostra rappresenta un’occasione per approfondire e celebrare la figura di Germano Sartelli e il suo legame con Imola. "Non è solo una celebrazione dei cent’anni dalla nascita di questo straordinario artista– considera il direttore dei Musei di Imola Diego Galizzi –. Sartelli meritava un approfondimento più intenso che vogliamo estendere anche al di fuori Imola, ricordando non solo la sua arte, ma anche il suo impegno nella città, dal punto di vista paesaggistico e per il suo contributo con l’arteterapia".