
La band, tra le più interessanti del panorama attuale, festeggia oggi a Bologna a Dumbo con una lunga giornata di musica e ritmo
Dieci anni vissuti avventurosamente, passando dai palchi giganti del Firenze Rocks, dove hanno suonato in apertura dei Red Hot Chili Peppers, ai club, dove esibiscono la loro anima più ‘giamaicana’, fatta di echi e riverberi. Una decade che ha portato il trio dei Savana Funk, guidati dal chitarrista Aldo Betto, a esibirsi in ogni angolo del pianeta. Il gruppo, che vive e lavora a Bologna, festeggia oggi al Dumbo (via Casarini, 19), dalle 16 a notte inoltrata con ’People’s Bash’, una lunga giornata fatta di suoni da ballare e da ascoltare. Ingresso gratuito. I Savana Funk sono,oltre a Aldo Betto, Blake Franchetto, basso, e Youssef Ait Bouazza, chitarra.
Betto, oggi festeggiate un’avventura significativa per la nuova musica italiana.
"La nostra è una storia di provincia, di come la musica possa nascere dagli incontri e dalle affinità culturali, anche casualmente. Noi tre suonavamo ognuno in gruppi differenti, ci siamo conosciuti per la via della passione comune. Siamo entrati in studio la prima volta per gioco, a Imola, nella sala di quello che sarebbe poi diventato il batterista del gruppo e abbiamo iniziato a improvvisare. Sette ore dopo eravamo ancora lì, ci divertivamo, siamo arrivati come singoli artisti che volevano trascorrere un pomeriggio a provare, quando siamo usciti eravamo i Savana Funk".
Con una precisa identità.
"Abbiamo avuto chiaro, sin dall’inizio, che la nostra proposta musicale sarebbe stata solo strumentale, ma non fatta di virtuosismi. Volevamo fare della musica di facile fruizione, che avesse una presa immediata sul pubblico: non quindi la classica formazione strumentale che si perde negli assoli e che sembra voglia solo dimostrare quanto bravi siano i suoi componenti. Ci interessava, e ci interessa ancora, coinvolgere gli ascoltatori, farli entrare nel vortice che creiamo, portarli con noi in una dimensione tribale, tra blues, soul, funk e rock".
Se dovesse indicare le caratteristiche essenziali del suono dei Savana Funk?
"Grande attenzione per il ritmo incalzante, quello che viene definito ‘groove’ e per la melodia. Noi costruiamo canzoni, anche se non usiamo la voce, e vogliamo che i fraseggi colpiscano cuore e anima, facciano muovere gli spettatori, ogni concerto diventa una festa".
Come quella che avete organizzato oggi a Bologna negli spazio di Dumbo.
"Sarà una bella occasione per incontrare le tante persone che abbiamo conosciuto in questi primi dieci anni di attività. Iniziamo con un laboratorio di percussioni, seguito da brevi concerti di tanti artisti. Ci sarà un giovanissimo talento, la cantautrice Noe Tommasini, poi Chris Costa, canzone d’autore scandita dalle’elettronica, il chitarrista Riccardo Onori e poi saliremo sul palco noi, con un concerto diviso in due parti, che inizia con ‘Imaginary Road’, la prima canzone del nostro primo album e arriva a oggi".
Tanti concerti ovunque, tante esperienze diverse. Quale quella che più ha lasciato un segno?
"Certamente suonare di fronte a 50.000 persone prima dei Red Hot Chili Peppers, gruppo che per noi è grande fonte di ispirazione. Un’esperienza indimenticabile. Ma il momento più suggestivo è stato quando a Berchidda, in Sardegna, ospiti del festival di Paolo Fresu, siamo stati raggiunti sul palco proprio dal grande trombettista. Quelle sue note meravigliose ci hanno trasformato. Ho avuto la percezione che quel momento sarebbe rimasto sempre con me"