
Una foto di ’Pane e tulipani’, film cult del 2000. Sopra, Silvio Soldini
Gran finale per la rassegna Piazze di cinema, che domani alle 21.30 rende omaggio alla figura del regista Silvio Soldini. In piazza Almerici verrà trasmesso Pane e tulipani, commedia che nel Duemila ha trionfato ai David e ai Nastri d’argento. All’arena San Biagio, invece, sarà presentato il film Le assaggiatrici, ultimo progetto del regista tratto dal romanzo di Rosella Pastorino. Al termine della proiezione all’arena ci sarà un incontro proprio con Soldini e Daniele Gualdi, che incontreranno il pubblico anche prima della proiezione in piazza Almerici.
Soldini, che ricordi ha di ’Pane e Tulipani’?
"Era un esperimento. Dopo alcuni film impegnati, avevo espresso a Fabrizio Bentivoglio la volontà di produrre qualcosa di più leggero, una commedia che si ispirasse ad artisti stranieri come Almodovar. Da questa idea io e Doriana Leondeff abbiamo scritto il film in poche stesure. Licia Maglietta sarebbe stata la protagonista, ma per quanto riguarda Bruno Ganz è tutta un’altra storia".
Cioè?
"Non avevo previsto uno straniero, ma all’epoca trovavo gli attori italiani troppo teatrali per quel ruolo. Bruno Ganz in un’intervista ha parlato di me, da lì ci siamo incontrati e abbiamo definito il tutto. L’unico problema è che si è dovuto imparare a memoria un certo tipo di italiano, necessario per la parte".
Com’era produrre un film a quel tempo?
"Molto diverso da oggi. Alla Rai e all’Istituto Luce è piaciuto il soggetto, poi con la mia piccola società abbiamo coperto il resto delle spese. All’epoca è arrivato nei cinema con dodici copie. Oggi verrebbe spazzato via dopo pochi giorni, mentre in quel periodo è riuscito a toccare il pubblico, arrivando a più di 80 copie in qualche settimana, vincendo numerosi premi".
È ancora attuale?
"Oggi l’importanza della libertà femminile è un tema molto sentito, ma anche in quegli anni è stato in grado di raggiungere molte persone. Tante donne, ad esempio, mi fermavano per strada per dirmi che grazie al film avevano cominciato a suonare la fisarmonica".
C’è qualche analogia con ’Le assaggiatrici’?
"Quest’ultimo lo trovo più simile a Brucio nel vento. Nessuno si aspettava che un film del genere, con attori tedeschi e con un tema così forte potesse avere grande successo. Mi fa molto piacere perché significa che è stato capito dal pubblico".
Com’è girare in tedesco?
"Particolare. Dirigevo in inglese o grazie a un traduttore, non è stato facile per via dei numerosi dialoghi. Le attrici, però, sono state bravissime e, anzi, mi hanno aiutato a rendere più armoniosa la scrittura, instaurando un forte legame di amicizia".
Ha in mente un nuovo film?
"Dopo diverse pellicole dai temi impegnativi, voglio tornare a cimentarmi con una commedia. Sono già al lavoro per mettere in piedi il nuovo progetto".