Femminicidi, la rete di protezione anti stalker non funziona

di BEPPE BONI - Il buco nelle maglie della rete da qualche parte c'è, ed è anche piuttosto consistente. E' vero che ogni caso fa storia a sé, ma l'omicidio di Reggio Emilia, dove una donna di 34 anni è stata sgozzata sotto casa dall'ex di dieci anni più giovane di lei e stalker seriale, è un caso emblematico. L'ultimo in ordine di tempo perché se si sfogliano all'indietro le pagine della cronaca degli ultimi mesi affiorano tante storie in replay dove mariti, fidanzati o compagni violenti e plurisegnalati o denunciati alla fine sono riusciti ad ammazzare la donna che avevano accanto e che non volevano perdere. In un corto circuito dove l'amore si trasforma in odio. Colpa di chi? Delle forze dell'ordine? Del magistrato che non adotta provvedimenti idonei a garantire la sicurezza delle vittime? Proprio perché ogni caso si dipana in  modo autonomo è sempre difficile individuare colpe singole. Di sicuro c'è qualcosa nel sistema che non va. Troppi delitti di uomini violenti, troppi casi dove l'omicida di turno è un capitolo annunciato. E allora significa che va ripensato il manuale di controllo che il meccanismo giudiziario ci offre oggi. A Reggio Emilia Cecilia Azana Loyaza è stata strangolata e poi finita a coltellate sotto casa dal suo ex che lei aveva già denunciato per stalking. Lui, Mirko Genco, un violento che non voleva rassegnarsi, aveva patteggiato una pena e dopo l'arresto era tornato libero pur con l'obbligo di non avvicinarsi a lei. E in passato aveva già avuto una segnalazione per stalking, ma senza coda processuale, da parte di un'altra donna. Recentemente, aveva pure aggredito la mamma della vittima sotto casa. Eppure era un uomo libero che continuava a tormentare la donna che poi ha ucciso. E lo ha fatto fino a pochi minuti prima del delitto cercandola per tutta la città fino ad aspettarla all'uscita di un locale per convincerla chissà come ad accompagnarla a casa. Dove Cecilia non è mai arrivata. E allora se questo è l'ennesimo caso che segnala i buchi nella rete di protezione, ha ragione il sindaco di Reggio Emilia quando sostiene che servono leggi più dure. O forse basterebbero leggi più efficienti e fatte meglio.