Il gesto del campione

di ALESSANDRO CAPORALETTI - Non so quanti di voi seguano il ciclismo in tv, a me non capita spesso più che altro per motivi di lavoro, anche se le fatiche e gli scatti di questi ragazzotti affusolati chini sui manubri o in piedi sui pedali mi hanno sempre appassionato. Ebbene, ieri ho acceso la tv perché ero a casa e per sbaglio mi sono imbattuto nella diciottesima tappa del Tour de France, una delle grandi classiche col Giro d'Italia e la Vuelta spagnola. Non sto qui a farvi la cronaca della corsa, perché vi annoierei e perché confesso che ormai conosco ben poco di quel mondo. Il mio eroe resta Marco Pantani, un gigante imprendibile in strada come nel ricordo, nessuno sarà come lui. Ma una cosa voglio raccontarvela, se non l'avete già vista, ed è uno dei più bei gesti sportivi ai quali abbia assistito negli ultimi tempi.  Il protagonista è Jonas Vingegaard, la maglia gialla, un danese che va fortissimo. Ebbene, sulle asperità dei Pirenei se la batte con un osso duro, Tadej Pogacar, sloveno, maglia bianca, che ha già vinto due volte il Tour, l'anno scorso e nel 2020. Nella discesa dal Col de Spandelles Pogacar si lancia all'attacco e corre giù come un fulmine dribblando le sinusoidi di una stradina strettissima, ma all'uscita da una curva finisce con la ruota davanti nella ghiaia e cade. Vingegaard, che gli è alle spalle, potrebbe approfittare della defaillance dell'avversario per involarsi e mettere un bel po'  di metri tra sé  e l'altro. Invece no, rallenta e lo aspetta per sincerarsi delle sue condizioni. E quando la maglia bianca lo raggiunge, i due si stringono la mano e ripartono ruota a ruota. Insomma, se duello deve essere, che lo sia almeno ad armi pari. E se la lealtà è un valore anche nella vita, ieri ne abbiamo avuto un esempio limpido come pochi. Non vi dico come è finita la tappa, importa poco. Per me un vincitore c'era già. Chapeau.