Il vero giallo nel giallo di Pantani

di MASSIMO PANDOLFI - Un giallo infinito, lungo 17 anni. Si è riaperta nei giorni scorsi l'inchiesta (la terza) sulla morte di Marco Pantani, il campione, il Pirata, l'eroe del ciclismo e dello sport, delle mamme e delle nonne, dei bambini, il Pelato che fece innamorare l'Italia con le sue furiose e imperiali pedalate in montagna, in maglia gialla o rosa.  Fu trovato senza vita il 14 febbraio del 2004 in un albergo di Rimini. Overdose di cocaina, ma tanti (in primis la famiglia) non ci credono e pensano sia stato ucciso, in qualche modo ucciso. Vediamo quale sarà il nuovo corso della giustizia, ma la verità vera è che in realtà questo giallo infinito non ha solo 17 anni, ma 22. Comincia infatti il 5 giugno 1999, a Madonna di Campiglio, quando Pantani, al top della popolarità (stava strarivincendo il Giro d'Italia) viene trovato con l'ematocrito alto ed escluso dal Giro. Pur con tutte le acrobazie dialettiche del caso, il marchio per il Pirata fu netto: si dopava per vincere. E' iniziata da lì la sua perdizione, la sua corsa verso il nulla, verso  la morte, verso cioè quel 14 febbraio 2004 (e lì chissà cosa sarà successo). Ma di sicuro il 5 giugno 1999 qualcosa di assai poco chiaro è accaduto. Sull'edizione cartacea del nostro giornale oggi intervistiamo Andrea Agostini, l'amico d'infanzia, di scuola, di vita, suo manager all'epoca. Alla vigilia della penultima tappa del Giro arrivarono  all'alba del sabato i commissari dell'antidoping e Agostini racconta: 'Il venerdì sera sapevamo tutti che la mattina successiva sarebbe passato l’antidoping. Io non ho mai visto una sola volta prendere da lui un prodotto proibito, ma se anche si fosse dopato, c’erano mille modi per far tornare a posto i livelli del sangue. L’ematocrito di Marco, venerdì sera, era a 48, regolarissimo, ben sotto il limite dei 50. All’alba del sabato, al controllo degli ispettori, è diventato 51,8. Inspiegabile'. Vero, inspiegabile. E fra l'altro questo maledetto ematocrito  tornò a 48 poche ore dopo. Scambio di provette, Pantani autolesionista che si dopa e non si sa perché o chissà cosa, magari un giro di scommesse come fu anche ipotizzato, e si indagò, per fargli perdere la corsa rosa? Non nascondiamocelo dietro a un dito: almeno lì, a Madonna di Campiglio, qualcuno ha incastrato Marco.   Ma neppure di quella storia si è mai saputa la verità. Almeno quella vera.