L’anno che verrà

di MATTEO NACCARI - Il 2022 che attende l’Emilia Romagna sarà un anno di svolta per la regione. Detta così sembra un’esagerazione, ma i prossimi dodici mesi saranno cruciali per l’economia di questo territorio. Sull’onda del clamoroso rimbalzo seguito alla pesante crisi economica provocata dal Covid, sicuramente i dati del Pil (la ricchezza prodotta) saranno in crescita: però questo momento di euforia va cavalcato e soprattutto governato. Se prima del Covid sempre il Pil (principale indicatore) aumentava di pochi punti percentuali ogni dodici mesi, c’era un perché. Tanti problemi, dall’eccessiva pressione fiscale alla burocrazia insormontabile, pesano sul sistema Italia e col Covid non sono certo stati spazzati via. Ecco perché occorre mettere mano a queste spine e creare un contesto dove la crescita sia la normalità e non un cigno nero. L’Emilia Romagna a livello strategico deve sciogliere diversi nodi, che vanno da una riqualificazione di tutto il sistema ricettivo della costa (che vive di turismo) a una riconversione del tessuto  industriale di molte aree interne (un esempio è  la vertenza Saga Coffee sull’Appennino bolognese), passando per lo sblocco definitivo di infrastrutture fondamentali (passante autostradale di Bologna e Cispadana su tutte) fino a un’armonizzazione dell’offerta degli aeroporti e a un’integrazione (oppure no) dei due grandi poli fieristici di Bologna e Rimini. Insomma, il lavoro c’è e dopo la grande crisi probabilmente è raddoppiato. Ecco perché il 2022 è un anno cruciale, sperando che quanto elencato non resti solo scritto anche alla fine del prossimo anno.