Mamma li turchi

DI ANDREA FONTANA - La guerra asimmetrica è un termine entrato nell'uso comune, nel primo decennio di questo disgraziatissimo secolo, con un significato non proprio esatto, ma che si può sintetizzare così: è asimmetrica perché un tizio grande e grosso combatte - anziché contro un altro tizio grande, grosso e simile a lui, come nei due conflitti mondiali (simmetria) - contro un nemico molto più piccolo (asimmetria). Prendiamolo per buono, trascurando altre differenze (Stati contro entità non statali, oppure a-territoriali, insomma tutta la faccenda del terrorismo islamico), e facendo finta che il primo conflitto asimmetrico conosciuto sia quello di Davide contro Golia. Bene: adesso ne abbiamo uno in casa. La Turchia, che possiede il più numeroso esercito Nato in Europa, se l'è presa con Ferrara. No, no, mica Giuliano. Con la città di Ferrara, che, come Joe Biden (e scusate se è poco) ha riconosciuto il genocidio armeno, organizzando l'altro giorno, al Teatro comunale, un incontro con questo titolo alla presenza di Antonia Arslan, scrittrice di origine armena. L'ambasciatore turco in Italia, Murat Salim Esenli, ha scritto una lettera di protesta al sindaco Alan Fabbri (l'alter ego di Biden), il quale respinge al mittente e cerca alleati, chiamando alle armi il governatore Stefano Bonaccini: "Contro ogni spinta negazionista dobbiamo essere uniti e granitici". Ferrara ha mantenuto in piedi buona parte delle mura rinascimentali, dunque può difendersi. Chi fa più fatica a difendersi, dal ridicolo prima ancora che dalla nostra indignazione, è la Turchia.