Non solo soldi

di MATTEO NACCARI - Due importanti realtà economiche del territorio, la multiutility Hera e il colosso dei supermercati Coop Alleanza 3.0, hanno appena firmato coi sindacati due macro contratti integrativi. In pratica, oltre alla ’paga base’ i dipendenti – circa 9mila nel caso di Hera, oltre 16mila per la Coop – riceveranno un ‘qualcosa’ in più: una retribuzione variabile calcolata sulla base di alcuni risultati raggiunti e servizi oltre ad agevolazioni. Questi accordi – che possono sì avere mille pregi e mille difetti –  mettono però in luce come al di là di uno stipendio giusto e soprattutto equo, da parte dei lavoratori ci sia sempre più l’esigenza di avere anche condizioni ambientali per così dire favorevoli. Spulciando nelle intese, infatti, emerge come, spiegano gli stessi sindacati di Hera, «l’integrativo prevede una serie di misure per migliorare la qualità della vita delle lavoratrici e dei lavoratori». In particolare c’è un pacchetto di ore di ferie aggiuntive nei tre anni che copre l’accordo che vale  mezza giornata nel 2023 e  una giornata nel 2024 e nel 2025. Hera prevede anche di convertire una quota del Premio di risultato in ore di permesso individuale fino ad un massimo di otto ore da usare anche per l’assistenza ai genitori anziani o per le visite specialistiche. Altre otto ore potranno essere convertite dal Premio di risultato dai dipendenti che usufruiscono di permessi per assistenza disabili e congedi parentali.  Sale a due anni, infine,  la durata di richiesta-concessione del part-time per i genitori con figli fino a sei anni. In Coop, ancora, si potranno avere ulteriori congedi retribuiti per le donne vittime di violenza e ci sarà un fondo di 150.000 euro per sostenere lavoratrici e lavoratori in difficoltà. Dalla contrattazione tra impresa e parti sociali, quindi, sono uscite soluzioni per agevolare le condizioni di chi ha figli oppure è in difficoltà, misure che non esistono purtroppo, come dovrebbe essere in un ’mondo normale’, nelle normative complessive che toccano il pianeta lavoro. Una disuguaglianza che investe chi non lavora in aziende dove è possibile ’costruirle’ seppure senza esagerare. Ecco perché alla politica si chiede uno sforzo per rendere universali parte di queste buone pratiche. Altrimenti non resta che affidarsi alla buona sorte di essere assunti dove tutto questo, anche grazie ai sindacati, è possibile.