Bologna, 26 marzo 2013 - L’Ingegner Tomaso Freddi è un imprenditore figlio del pacchetto Treu, con un grande passato alle spalle. Negli anni Sessanta ha iniziato a lavorare come assistente universitario alla cattedra di Ingegneria meccanica. Da lì si è spostato alla Marposs, fino al 1978. Poi si è messo in proprio, fondando una società di consulenza per la gestione aziendale, la Margotta. Infine, nel 1998, quando l’allora ministro Tiziano Treu emanò le nuove norme sul lavoro interinale, insieme ad alcuni soci ha fondato Lavoropiù, che oggi rappresenta una grande realtà nel settore.«Oggi non c’è più il lavoro interinale — specifica — ma si parla di lavoro somministrato».
 

Interinale o somministrato, sempre quella cosa lì è: lavoro in affitto o lavoro precario.
«Mi permetta di dissentire, e fare una precisazione importante. La nostra attività principale è assumere lavoratori e mandarli in missione presso aziende clienti. Però per legge abbiamo l’obbligo di retribuirli esattamente come i compagni di lavoro presso il cliente da cui li mandiamo».
Quindi cosa ci guadagnate?
«Il costo del nostro servizio. In più, per legge, abbiamo costituito un fondo, insieme ai sindacati, che finanzia la formazione che forniamo ai lavoratori».
Perciò date un servizio anche a loro.
«Poter contare su gente preparata è nel nostro interesse. Io distinguerei tra due diversi tipi di flessibilità».
Buona e cattiva?
«C’è quella di cui ci occupiamo noi, che tratta lavoro a tempo determinato ma con tutti gli istituti di legge degli altri lavoratori. Ma c’è anche quella fatta di cocopro e finte partite iva».
Che sconfina facilmente nel lavoro nero.
«Ecco, appunto. Una realtà con cui noi non abbiamo niente a che fare. I nostri dipendenti possono avere un contratto a tempo determinato o indeterminato. Su 2500, ce ne sono 170 a tempo indeterminato».
Una minoranza.
«In crescita. Anche perché nelle discussioni sul rinnovo del contratto nazionale i sindacati spingono per far aumentare la nostra quota di contratti a tempo indeterminato».
Ci sono lavoratori contesi tra voi e le aziende a cui li prestate?
«Se un’azienda li vuole assumere a tempo indeterminato abbiamo l’obbligo di non opporci. Succede nel venti per cento dei casi».
Nell’ambito dell’intermediazione del lavoro vi occupate anche di altro?
«Di formazione, ricerca del personale e outplacement».
Partiamo dalla formazione.
«Facciamo formazione vera per chi è in cerca di prima occupazione. Con l’obbligo di collocare il 35 per cento dei partecipanti ai corsi, altrimenti salta il finanziamento».
Ricerca del personale.
«In questo caso il cliente ci paga il buon esito. Facciamo anche intermediazione pura, cioè mettiamo in contatto le due parti, lavoratore e azienda, perché si accordino tra loro».
Outplacement.
«E’ la ricollocazione di chi ha perso il lavoro. Avviene attraverso la formazione e riqualificazione professionale e si può fare collettivamente, quando in un’azienda si perdono molti posti di lavoro».

di Marco Girella