"Emilia Romagna e Marche pronte allo scatto"

Il presidente di Abi Antonio Patuelli: "Cresciuti i depositi delle aziende, in attesa di investire a pandemia finita. E i consumi hanno tenuto"

Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana

Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana

Bologna, 4 febbraio 2020 - Segnali positivi dai depositi, consumi che non si sono fermati nemmeno nel 2020 dell’emergenza, una notevole risposta dei prestiti garantiti. Per Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana, anche nella crisi Emilia-Romagna e Marche danno ragioni di sperare che la ripresa possa essere forte. A patto che le istituzioni facciano la loro parte: "I provvedimenti straordinari europei e italiani devono durare più a lungo della pandemia, occorre che imprese e famiglie abbiano la possibilità di riprendersi".

Presidente, al 30 settembre 2020 i depositi in Emilia Romagna e Marche erano cresciuti rispettivamente del 9,6% e del 10,3%. Che segnale è?

"Fra i tanti problemi, si tratta di una crescita molto superiore rispetto all’Italia. I depositi delle famiglie sono cresciuti, e ancor più ci sono depositi cospicui di imprese.Un’aliquota rilevante di imprese va bene e esporta: molte sono incerte sulla durata della pandemia, su come sarà il mondo e quali le abitudini dopo, non ritengono maturo il momento per gli investimenti e accantonano risparmi che potranno venire utili per una crescita accelerata a fine pandemia".

Influiscono i settori di riferimento?

"Tra i settori merceologici in crescita ci sono l’agroalimentare, le tecnologie, il biomedicale: pensi quante aziende di questi settori ci sono in Emilia Romagna e nelle Marche. Due regioni che hanno fra le più alte concentrazioni in Europa di prodotti alimentari tipici. Poi diciamo la verità: l’estate del turismo balneare poteva andare peggio. Ci sono tanti problemi ma anche tante diversificazioni, merceologiche e territoriali".

I prestiti crescono molto meno: +3,1% in Emilia Romagna, +4,8% nelle Marche.

"I dati vanno visti in combinato disposto con i depositi. Se sono un’impresa e ho soldi depositati, non li chiedo in prestito".

I prestiti alle famiglie nelle Marche sono fermi: +0,2%.

"Non mi meraviglia: si cercano meno case da comprare anche perché la pandemia frena i contatti personali. In Emilia-Romagna crescono comunque più della media italiana ".

In generale, dunque, le famiglie continuano a spendere?

"La gente mangia: risparmia su spese voluttuarie, fa molto smart working e consuma meno panini e toast nei bar, ma ci sono comunque più consumi. Non c’è una rappresentazione uniforme, convivono fattori diversificati e inediti di comportamenti umani, consumi e risparmi".

Aumentano le sofferenze: del 4,7% in Emilia Romagna, del 6% nelle Marche. Non è un dato incoerente rispetto all’aumento dei depositi?

"Le complessità delle sofferenze sono frutto delle vecchie crisi, più che della nuova: la nuova crisi ha visto moratorie e la partenza di prestiti garantiti e prestiti rinegoziati, ci sono misure per rendere più flessibile il rapporto tra banche e famiglie".

Quindi non vede criticità immediate sotto questo fronte?

"Le pavento, quando scadranno le moratorie e quindi riprenderanno le scadenze dei pagamenti. I provvedimenti straordinari europei e italiani di carattere finanziario, presi con la pandemia, debbono durare più a lungo della pandemia. È fondamentale. Occorre che imprese e famiglie abbiano la possibilità di riprendersi nel post pandemia prima che sia interrotta l’efficacia dei provvedimenti".

Come va coi prestiti garantiti?

"Bene. Un aspetto interessante riguarda l’importo medio delle operazioni, che mostra le dimensioni aziendali prevalenti nelle singole province. I dati più alti sono quelli di Modena e Reggio, due province ad elevata industrializzazione matura. Parliamo di 101mila euro, un dato medio più alto che in tutto il resto d’Italia, salvo poche eccezioni. Questo dà una visione della forza della dimensione aziendale dell’Emilia Romagna. I dati più bassi in regione sono a Rimini, dove l’economia basata su attività come stabilimenti balneari, bar, ristoranti e alberghi dà una dimensione più limitata, e Ferrara che è la provincia ‘agricola’".

In Emilia Romagna l’importo medio dei finanziamenti è più alto, del 14%, della media italiana: circa 91.400 euro contro 79.900. Ma si va dagli oltre 101mila di Modena e Reggio ai 65mila di Rimini. Nelle Marche importi più bassi del 6%: in media, 75mila euro. Perché queste differenze?

"La storia e la geografia incidono: dove la terra è di bonifica, ricchezza e capitalismo si sono stratificati in maniera minore, dove la terra è grassa ci sono un’economia produttiva plurisecolare e connessioni di tradizione e agroindustria".

In Emilia Romagna e Marche i finanziamenti garantiti sono arrivati a 18 miliardi, a 134 in tuta Italia. Fino a quando si può andare avanti con i prestiti garantiti? Il sistema è abbastanza solido per continuare su questo percorso?

"I tempi di restituzione sono abbastanza lunghi: danno una possibilità congrua di acchiappare la ripresa nel dopopandemia. Anche perché le pandemie storicamente durano due anni".

Questa crisi economica le ricorda precedenti nella storia?

"Quando finiscono le pandemie e le guerre, dopo c’è una grande spinta, una ripresa dell’entusiasmo dei sopravvissuti. I risparmi di oggi sono investimenti futuri: certo preferiremmo che fossero fatti già ora, ma dopo pandemie e guerre c’è sempre una grande ripresa. Lo stesso boom del turismo di agosto è legato a un grande desiderio di vita, alla speranza – poi bruciata – che la pandemia fosse finita".