Centri commerciali ai tempi del Coronavirus, come saranno

Albertini (Igd): "Controlli con termocamere, percorsi obbligati e sanificazione: ci sarà più sicurezza che nelle vie all’aperto"

Claudio Albertini, amministratore delegato di Igd

Claudio Albertini, amministratore delegato di Igd

Bologna, 3 maggio 2020 - Come saranno i centri commerciali ai tempi del Coronavirus? "Comprare qui sarà sicuramente più sicuro che nelle vie dello shopping di una delle nostre città", assicura Claudio Albertini, amministratore delegato di Igd, colosso del panorama dei centri commerciali; con sede a Bologna e azionisti principali Coop Alleanza 3.0 e Unicoop Tirreno, la società è presente in 12 regioni e ha in portafoglio 27 gallerie commerciali e 25 tra ipermercati e supermercati, che solo nel 2019 sono stati visitati da circa 83 milioni di persone. Albertini, sembra deciso, eppure i centri commerciali sono strutture non all’aperto. "Sono luoghi che hanno una regia comune nella gestione della sicurezza. Intanto non hanno mai chiuso: supermercati, tabaccherie, edicole, lavanderie, farmacie e parafarmacie hanno continuato a lavorare rispettando le normative per arginare la diffusione del virus". Però adesso servirà un passo in più, se come annunciato dal 18 maggio potranno riaprire i negozi e dal primo giugno bar e ristoranti. "Siamo pronti. Nell’ambito della nostra associazione, il Centro nazionale dei centri commerciali, abbiamo infatti condiviso un dettagliato protocollo di sicurezza, sottoposto anche al team guidato da Colao". Cosa prevede? "Che, ad esempio, tutte le persone che frequenteranno i nostri centri saranno monitorate con termocamere: chi avrà una temperatura superiore ai 37 gradi e mezzo sarà invitata ad uscire. Ci sarà personale che controllerà gli ingressi, per evitare affollamenti e garantire le distanze di sicurezza, gli spazi saranno sanificati in continuazione, organizzeremo percorsi obbligati e si potrà fare shopping in tranquillità". E’ sicuro che gli italiani torneranno ad affollare queste strutture, dove gli assembramenti, vietati ovunque, erano una consuetudine? "Il modello andrà rivisto, non c’è dubbio. Ma questi luoghi, oltre alla pulizia e ai controlli, hanno tanti punti di forza: sono raggiungibili velocemente in auto, si possono comprare diversi prodotti in un unico luogo e, come detto, sono monitorati e controllati". Tutto questo avrà un costo. "Investiamo risorse, tante. Però è importante ripartire e tenere duro fino a quando l’emergenza non finirà. E senza un vaccino, che arriverà probabilmente nel 2021, dovremo abituarci a nuovi stili di vita. In media proponiamo 700 eventi all’anno, saranno sospesi. Come per altre iniziative, ci adattiamo alle limitazioni". Voi affittate spazi ai negozianti, che da mesi non possono aprire l’attività. Come siete intervenuti per aiutarli? "Rimandando i pagamenti degli affitti, rimodulandoli nella seconda metà dell’anno. E prenderemo presto altre iniziative di supporto ai nostri partner commerciali, non vogliamo che ci siano chiusure". E voi siete solidi per affrontare tutto questo? "Abbiamo liquidità, frutto di un bond che abbiamo rifinanziato a novembre scorso e di altre azioni messe in campo. A questo si aggiunge una squadra di manager che lavora assieme da molti anni e che ha già superato con successo due crisi, quella del 2008-2009 e quella del 2011-2012". Lei sembra pensare positivo. "Stiamo attraversando un deserto senza sapere quanto tempo ci vorrà. Abbiamo risorse e forze, tenendo conto che nulla potrà più essere come prima. Però stare fermi sarebbe la rovina". I centri commerciali hanno ancora un futuro? "Sì, perché sono sicuri e hanno un’ampia proposta di servizi. Le nostre strutture sono a ridosso delle città, facilmente raggiungibili e con un’offerta varia. Saranno diversi, ma attrattivi e funzionali a uno shopping modificato a causa dell’emergenza virus".