Cgil, chi sono Maurizio Landini e Vincenzo Colla. Due emiliani in lotta (tra loro)

Formati nella sede di Bologna, hanno sempre avuto idee diverse di sindacato e la sfida per la successione alla Camusso è stata accesa e sotterranea

Landini e Colla, due emiliani ideologicamente molto lontani

Landini e Colla, due emiliani ideologicamente molto lontani

Bologna, 23 gennaio 2019 - E' stata descritta come la sfida tra i due emiliani, quella tra Vincenzo Colla e Maurizio Landini, che venerdì verrà incoronato nuovo segretario nazionale della Cgil dopo un lungo e sotterraneo braccio di ferro con Vincenzo Colla, che sarà il suo vice. Nato ad Alseno di Piacenza il primo e a Castelnovo de' Monti il secondo (ma cresciuto a San Polo d'Enza), entrambi sono nati operai e hanno iniziato l'attività sindacale nella Fiom, di cui sono stati segretari nelle loro rispettive province. Il terzo legame, infine, è quello più concreto e al tempo stesso più fittizio. Tutti e due vengono dalla stessa scuola sindacale, quella di via Marconi 69 a Bologna, dove ha sede la Cgil Emilia-Romagna.

Stanze che pure i due leader hanno frequentato in momenti diversi, e senza mai incontrarsi. Quando ci è arrivato Colla nel 2002, segretario generale della Cgil di Piacenza eletto per la prima volta nella segreteria regionale del sindacato, Maurizio Landini - che a Bologna era arrivato a fine anni '90, segretario Fiom di Reggio Emilia promosso a segretario regionale -  aveva appena traslocato un civico più in là, in via Marconi 67. Degradato (ma solo tecnicamente, vista l'importanza del ruolo) da segretario regionale della Fiom-Cgil a segretario della Fiom di Bologna, seconda per importanza nazionale solo a quella di Milano. Ruolo che in effetti gli fu da trampolino, tre anni dopo, per sbarcare nella segreteria nazionale Fiom, primo capo dei metalmeccanici a diventare amato personaggio popolare e ospite conteso dei talk televisivi.

Un ruolo più defilato per Colla, ma non di minore importanza. Da segretario regionale, il piacentino infatti ha avuto in mano le redini dell'organizzazione del sindacato emiliano-romagnolo per otto anni, fino a diventare segretario generale regionale nel 2010, lo stesso anno in cui Landini a Roma diventava segretario nazionale della Fiom. Infelice, se non assente, il dialogo tra loro, mediato per il tramite di Bruno Papignani, braccio destro di Landini, di cui prese il posto alla guida della Fiom bolognese nel 2005 per poi percorrere all'inverso il salto e passare alla segreteria regionale nel 2012, fedele a Landini ma tecnicamente subordinato a Colla.

A mettere concretamente fianco a fianco i due emiliani ci ha pensato Susanna Camusso, in anni molto più recenti. Chiamando prima Colla in segreteria nazionale nel 2016, quindi Maurizio Landini l'anno dopo, nel 2017. Nomina che coincise con la rimarginazione del lungo e doloroso strappo che la Fiom ha avuto con la Cgil nazionale negli ultimi anni. A quel punto per entrambi è iniziata la sfida, accesa, alla successione. Sotterranea, si diceva, perché ufficialmente - è questo il bello della Cgil -, niente è mai successo, e il primo sindacato italiano si è presentato ieri a Bari per il suo diciottesimo concresso ufficialmente con voce sola: un unico candidato, Landini, e un'unica mozione, 'Lavoro è', scritta da un milione e mezzo di lavoratori nel corso di 46mila assemble e poi votata in tutte le categorie con percentuali che dire bulgare è offensivo.

L'ultima, per dire, quella degli iscritti votanti, l'ha promossa con il 98%. Eppure per più di un anno quella dei due emiliani è stata un'idea contrapposta di sindacato. Riformista Vincenzo Colla, che ha sempre puntato a cambiare il sindacato, ma dall'interno, più movimentista quella di Landini, il cui amore per la piazza è sempre stato maggiore a quello per le tessere, e che ai 5Stelle ha dato nel tempo molto credito (salvo criticare in zona Cesarini la manovra gialloverde).

Giovanissimo apprendista saldatore a Cavriago, lavorava otto ore all'aperto e aveva un freddo cane, e così ha iniziato la sua prima battaglia, vinta, contro il padrone che era una cooperativa rossa. "Eravamo tutti soci, e avevamo tutti la stessa tessera in tasca, - racconta - però al freddo ci stavo io, mentre il compagno direttore del personale stava al caldo in ufficio". Ma la comune fede politica, urlava il giovane apprendista, non può essere usata per fregare i lavoratori. In quel momento è nato il sindacalista Maurizio Landini, prossimo segretario generale della Cgil.