Concessioni balneari fino al 2023, Corsini: "Serve una legge al più presto"

La decisione del Consiglio di Stato: da inizio 2024 saranno aperte al libero mercato. Tegola in testa per i bagnini, favorevoli gli ambientalisti. L'assessore dell'Emilia Romagna: "Necessario riordino legislativo sulla materia, il lavoro degli imprenditori è da tutelare"

Concessioni balneari, veduta della spiaggia di Rimini

Concessioni balneari, veduta della spiaggia di Rimini

Rimini, 10 novembre 2021 - “Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, ora è urgente che il Governo affronti in modo definitivo la materia, attraverso una legge di riordino delle concessioni demaniali con finalità turistico ricreative”. La Regione Emilia-Romagna, per bocca dell’assessore al Turismo e Commercio Andrea Corsini, richiama all’ordine il Governo, commentando la decisione del Consiglio di Stato di indicare il 31 dicembre 2023 come termine ultimo per le proroghe delle concessioni balneari che, da inizio 2024, saranno quindi aperte al libero mercato, come previsto dall’articolo 12 della direttiva Bolkenstein.

Cesena, l'ombra della direttiva Ue sulle spiagge

Le reazioni di Regione e politica

“E’ un provvedimento da troppo tempo rinviato e che dovrà contenere criteri molto chiari per tutelare il lavoro, la professionalità e gli investimenti fatti dagli imprenditori balneari”, mette in chiaro l’assessore che incalza: “I nostri operatori turistici stanno vivendo una situazione di incertezza rispetto al loro futuro. Per questo occorre una norma che dovrà essere concordata con l’Unione europea per evitare di incorrere in procedure di infrazione che continuerebbero a mettere a rischio un comparto fondamentale per l’economia turistica nazionale e regionale”. Cosini smentisce anche una presunta chiusura delle spiagge nel 2022: “Sono illazioni prive di ogni fondamento. I nostri operatori turistici balneari vogliono lavorare nella certezza di regole chiare ed equilibrate”.

“Quella delle concessioni balneari è una vicenda che tocca da vicino la provincia di Rimini e il territorio romagnolo e che lascia, da troppo tempo, nella più totale incertezza, i gestori delle spiagge e delle attività limitrofe e chi avrebbe la volontà e la possibilità di realizzare seri investimenti” denuncia la consigliera regionale del Pd, Nadia Rossi.

“La politica – esorta - prenda in mano la situazione e dica ai tanti lavoratori delle spiagge, agli enti locali e agli operatori del turismo come procedere: serve una legge nazionale che definisca i criteri per la messa a bando degli stabilimenti balneari, così come, ne sono convinta, un intervento puntuale delle Regioni non solo in termini di sostegno economico”. Ma, avverte Rossi: “Dopo sarà tardi: bisogna farlo adesso”.

La sentenza del Consiglio di Stato

La tegola in testa ai bagnini è caduta ieri. I giudici del Consiglio di Stato hanno definitivamente affossato la legge del 2018 che prorogava le concessioni fino alla fine del 2033. Pronunciandosi su un contenzioso a Lecce, che aveva visto l’operatore balneare battere al Tar il Comune che non gli aveva concesso il rinnovo fino al 2033, il Consiglio di Stato ha giudicato "illegittima" la legge e stabilito che le concessioni in essere sono valide solo fino alla fine del 2023.

Lo sconforto degli operatori balneari

A Rimini, dove si lavora per il piano spiaggia e il coinvolgimento degli operatori per il nuovo lungomare, il colpo è stato forte. "Una mazzata. Peggio di così non ci poteva andare – dice Mauro Vanni, il presidente dei balneari di Confartigianato al nostro giornale –. La sentenza, in pratica, rende nulla la legge di proroga fino al 2033 e chiama in causa anche i canoni demaniali applicati finora”. "Siamo sorpresi e amareggiati”, si sfoga Fabrizio Pagliarani, il presidente del consorzio Marina riminese. "Adesso – concludono entrambi – solo la politica può rimediare, con una riforma vera che tenga conto del lavoro degli attuali concessionari".

Legambiente e Touring: "Bene il Consiglio di Stato"

"Ben venga la sentenza del Consiglio di Stato che pone finalmente un limite temporale alla proroga delle concessioni balneari, ossia il 2023. Una questione su cui come associazione ambientalista ci siamo più volte battuti denunciando il problema e ricordando come la situazione delle spiagge in concessione nella nostra Penisola non abbia paragoni in Europa. In Italia c'è poca trasparenza sulle concessioni, che crescono di anno e in anno, e poi c'è la questione dei canoni irrisori". Così Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente.

"I cambiamenti in atto nel mondo di oggi, e del turismo in particolare- conclude il Presidente del Touring Club Franco Iseppi - devono essere interpretati anche in un'ottica competitiva in grado di garantire innovazione e standard di servizio in linea con il mercato. Le soluzioni per stimolare la crescita del comparto, premiando gli investimenti fatti, si possono trovare e dovrebbero conciliare le giuste aspettative della domanda, delle imprese e il diritto dello Stato, cioè di noi tutti, di trovare una giusta valorizzazione di un bene comune come le nostre coste le cui concessioni valgono oggi appena 100 milioni di euro l'anno. Il tutto in una necessaria prospettiva di sostenibilità, qualità e trasparenza".