Smart working, proroga per fragili e genitori di under 14. Cosa succede in Emilia Romagna

Da domani si torna all’attività in presenza per tutti, a meno che non siano stati firmati accordi con la propria azienda. Molte realtà emiliano-romagnole l’hanno già fatto: da Coop Alleanza 3.0 agli atenei di Bologna e Ferrara, a diversi Comuni. Intanto si lavora a un emendamento con eccezioni

Smart working, cosa cambia dal 1 settembre

Smart working, cosa cambia dal 1 settembre

Bologna, 31 agosto 2022 - Scade proprio in queste ore, in tutta Italia, la fase emergenziale per lo smart working o lavoro agile, più volte prorogata. Da domani, 1° settembre, è previsto infatti il ritorno all’attività in presenza per tutti, a meno che non siano stati firmati accordi con la propria azienda per mantenere almeno una parte di lavoro da remoto. L’unica eccezione, per il momento, sembra essere rappresentata da lavoratori fragili e genitori con figli di età inferiore ai 14 anni: a seguito di un emendamento proposto dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, il governo sta valutando l’opportunità di prorogare il diritto allo smart working per queste categorie di lavoratori fino al 31 dicembre.

Contrattazione privata col datore di lavoro

Per tutti gli altri, la parola d’ordine diviene ‘contrattazione’: il datore di lavoro, sia esso un privato o una pubblica amministrazione, apre cioè una trattativa con i dipendenti potenzialmente interessati - coinvolgendo anche le sigle sindacali – al fine di garantire la prosecuzione del lavoro agile da settembre in avanti. Molte realtà emiliano-romagnole l’hanno già fatto: basti pensare, ad esempio, al reparto amministrativo del gruppo Coop Alleanza 3.0 (almeno un migliaio i lavoratori interessati, provenienti in particolare dalle aree di Bologna e Modena), agli Atenei di Bologna e Ferrara e a diversi comuni della regione, tra cui Cesena, Bologna, Parma e Piacenza. A questo proposito, la Regione ha avviato il progetto denominato ‘Emilia-Romagna smart working’, cui hanno aderito, finora, 14 enti pubblici del territorio: l’obiettivo è fornire un supporto per l’avvio e il consolidamento di percorsi di smart working, favorendo, allo stesso tempo, la trasformazione digitale e organizzativa di pubbliche amministrazioni e imprese.

Kerakoll, lo smart working diventa permanente

Lavoro agile: cosa succede ora

Nell’accordo stipulato tra datore di lavoro e lavoratore sono indicate le modalità di svolgimento della prestazione ‘agile’ dal 1° settembre in poi: può essere infatti prevista solo per alcuni giorni a settimana; ad esempio, tre giorni su cinque in ufficio e due da remoto. Una forma ‘ibrida’, quest’ultima, che risulta in cima alle preferenze per aziende ed enti del territorio, come risulta da un ampio studio condotto dalle università di Bologna e di Chieti-Pescara su un campione di 455 lavoratori da remoto, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica ‘Social Sciences’. Lo studio si spinge a evidenziare che proprio il lavoro ‘ibrido’ sarà la nuova normalità: sebbene non esistano soluzioni-panacea, valide per tutti, questa condizione si è dimostrata maggiormente in grado di salvaguardare i rapporti umani e sociali all’interno dell’azienda, rendendo comunque possibile una coniugazione flessibile di tempi di vita e tempi di lavoro. Dodici o quindici ore di lavoro a settimana fuori dall’ufficio, a casa o in altro luogo, aiuterebbero a conciliare attività lavorativa e famiglia, renderebbero i lavoratori soddisfatti ed efficaci e li proteggerebbero dall’isolamento e dallo stress da eccessiva connessione.

Le 5 cose da sapere sullo smart working dal 1 settembre / Pdf

I risvolti sull'ambiente

Da non trascurare, infine, le ripercussioni ambientali positive derivanti dall’uso dello smart working: dati alla mano, il colosso delle nuove tecnologie per l’assistenza ai veicoli Nexion, con sede a Correggio, ha reso noto che, ‘se 292 dipendenti restano in telelavoro per 8 giorni al mese, in un anno il risparmio si traduce in 150 tonnellate di anidride carbonica non emessa, 946 giorni di tempo non utilizzato nel tragitto casa-lavoro (di cui 226 reinvestiti in attività lavorativa) e 308mila euro di risparmio complessivo per l’azienda’. Non a caso, il gruppo emiliano è stato fra i primi ad avviare, con i propri dipendenti addetti ai ruoli impiegatizi, una trattativa per la prosecuzione dello smart working all’indomani della fase acuta dell’emergenza Covid.

Due strade possibili per il futuro

Dalle testimonianze di aziende e dalle dichiarazioni delle associazioni di categoria (da Confindustria Emilia-Romagna alle sigle sindacali) emergono, dunque, due possibili traiettorie per il futuro: da un lato, la possibilità di svolgere il lavoro da remoto un paio di giorni a settimana, per massimizzare i benefici del lavoro agile senza penalizzare relazioni, scambio di informazioni e collaborazione in ufficio con superiori e colleghi. Dall’altro lato, uffici risorse umane e manager dovrebbero segmentare il più possibile la forza lavoro, sulla base di caratteristiche della persona, situazioni familiari e ruolo ricoperto: ciò consentirebbe di ‘personalizzare’ il lavoro ibrido e tararne regole e comportamenti in base alle esigenze dei dipendenti che si hanno di fronte.