MATTEO NACCARI
Editoriale
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A passo di lumaca

Code (non a tratti) da Bologna a Rimini, treni pieni con passeggeri in piedi, aeroporti ingolfati. Si va verso l'estate e pian piano in Emilia-Romagna, come avviene da decenni, viene riproposto lo stesso copione: spostarsi in questa terra di turismo è una corsa a ostacoli. Ma il problema vero è che nessuno cerca soluzioni concrete, se non a parole. Due esempi. Il Passante nord, opera che dovrebbe dare sollievo al nodo autostradale di Bologna, allargando sia l'A14 che la tangenziale, è da decenni un sogno mai realizzato e da quanto ha dichiarato l'assessore regionale ai Trasporti, Irene Priolo, lo resterà a lungo. 'Ci aspettiamo che nel piano economico-finanziario di Autostrade - ha detto - si dica quanto vale il nodo di Bologna. Ora vale 5 miliardi di euro, con A13 e A14 oltre al Passante. Se non ci sono 5 miliardi da qui al 2038 e mi pare che così sia, dovranno dirci che cosa mandare avanti. Non vuol dire - ha precisato - rinunciare, vuol dire che al 2038 si fa un pezzo e poi si va avanti col completamento dell'opera. Più o meno 12 anni, quindi, non si tratta di un'eternità'. Ha ragione l'assessore, non si tratterebbe di un'eternità se quest'opera non fosse in discussione da decenni. Se veramente nel 2038 ci sarà qualche pezzo di Passante (scommettiamo che non sarà così?) vorrà dire che per almeno 30 anni (a essere stretti) si è solo discusso senza passare mai dalle parole ai fatti. Un immobilismo devastante in un mondo che invece va ai mille all'ora. Secondo esempio. Gli aeroporti. Che in Emilia-Romagna serva una collaborazione tra gli scali che permetta di avere un'alleanza tra quello principe di Bologna e quelli più piccoli di Parma, Forlì e Rimini lo sanno ormai anche i muri. Lo ha ribadito appena arrivato il neo governatore Michele de Pascale, più o meno si è aperta una discussione alla quale (come al solito) non sono seguiti i fatti. Il motivo? Chi ha in mano il timone non vuole cambiamenti. Almeno ora. Enrico Postacchini, presidente del Marconi di Bologna, ha detto: 'Se le aggregazioni di aeroporti sono intelligenti e portano valore, ci piacciano. Il punto è che ora in regione c'è una disparità abissale. Le altre aree portuali hanno difficoltà a giustificare la loro presenza in quel luogo. Certo, se si dovesse lavorare su una aggregazione regionale, che sarebbe possibile su due aeroporti e non su quattro, sarebbe comunque complicato, perché gli investimenti in quelle aree sarebbero a cura delle rispettive società aeroportuali'. Tradotto: Bologna non ci sta. O almeno non alle condizioni attuali. Non ci resta, quindi, che continuare ad andare a passo di lumaca lungo la strada delle infrastrutture. Perché se al passante e agli aeroporti, aggiungiamo il rallentamento dei progetti di potenziamento della ferrovia tra Bologna e Castelbolognese e le croniche mancanze dei tratti tra Ravenna e Bologna e tra Faenza e la Toscana, le incognite sulla terza corsia sull'Autostrada del Brennero e sulla quarta nei tratti più caldi dell'A14, le discussioni infinite sull'Alta velocità ferroviaria a Parma, ecco che ci troviamo una lista chilometrica. Irrealizzabile. Con ricadute negative su cittadini, turismo ed economia. Come sempre.