L'Appennino bolognese e in verità tutto quello dell'Emilia Romagna ha grandi qualità e sa inventarsi prodotti di nicchia per valorizzare un tessuto economico costretto a difendersi da molti disagi. Pascoli marginali, agriturismi, produzione di alimenti come marmellate, funghi, mirtilli e perfino castagne e marroni, sono elementi che visti tutti insieme confermano la capacità di impresa di coloro che vivono in montagna.
Maurizio Bianchi
Risponde Beppe Boni
L'Appennino emiliano romagnolo ha grandi qualità da spendere per valorizzare il turismo enogastronomico che può crescere ancora. Ci sono prodotti che si trovano solo in quota, molti dei quali poco conosciuti e che invece hanno diritto a una maggiore soddisfazione. Messi tutti insieme meriterebbero di essere promossi sotto un unico marchio che richiami la montagna. Alcune categorie produttive lo fanno già in proprio.
Il Parmigiano reggiano di montagna, per esempio, da qualche anno è un brand conosciuto e molto apprezzato dai consumatori, perfino in Vaticano. La creatività d'alta quota è esemplare. Nelle settimane scorse è partita anche la prima campagna commerciale del Marrone dell'Appennino emiliano - Sapore di montagna, frutto di un progetto di filiera che coinvolge tre consorzi locali, operatori del commercio e Grande distribuzione: Consorzio castanicoltori dell’Appennino Bolognese, Consorzio castanicolo dell’Appennino modenese, Consorzio castanicoltori dell’Appennino reggiano, l’azienda Mitica Srl, il Gruppo Alegra di Faenza e Coop Italia che distribuisce in esclusiva il prodotto. Una bella operazione che conferma un aumento di produzione (+65% rispetto al 2023) e un riscontro da parte del pubblico. Assaggiare per credere.
beppe.boni@ilrestodelcarlino.it