Appennino, allarme frane e prevenzione

La lettera. Risponde Beppe Boni

Bologna, 19 maggio 2023 – Mentre un pensiero va alle persone che hanno avuto lutti in famiglia e danni per l'alluvione di questi giorni, c'è una preoccupazione che si alimenta dopo il disastro. La grande acqua ha messo in evidenza anche la fragilità dell'appennino perchè ovunque si sono verificate frane, smottamenti, cadute di alberi. Oltre alla messa in sicurezza dei fiumi credo che bisognerà pensare seriamente anche a come difendersi da questo aspetto che non è secondario. Il clima pazzo ci sta mettendo davanti a realtà che forse avevamo sottovalutato. 

Giordano Rizzi  

Risponde Beppe Boni

I numeri del disastro di questi giorni forniscono un quadro drammatico dalla Romagna all'Emilia: oltre 280 frane risultano attive, 120 delle quali giudicate dagli esperti "particolarmente importanti" e 58 comuni sono coinvolti dagli smottamenti. Dunque, pur tenendo presente la portata eccezionale dell'evento metereologico, dobbiamo prendere atto che l'Appennino è fragile, costituisce un paziente da curare. Ma soprattutto bisogna cercare, per quanto possibile, di prevenire. Cosa tutt'altro che facile da fare ovunque e in modo sistematico. La Regione dispone di un osservatorio che da anni tiene monitorato il fenomeno delle frane ed è pensabile (e auspicabile) che d'ora in poi col clima folle che ci ritroviamo dovrà rivedere e rinforzare in modo strutturale tutto l'apparato che attiene alla prevenzione, sensibilizzando anche i privati. Alcune regole base (non sempre sufficienti) però sono da tenere presenti. Fra i più comuni interventi che si possono attuare vi sono la realizzazione e la manutenzione di canalette superficiali, fossi di guardia, trincee drenanti, tubi drenanti, tagli suborizzontali nel sottosuolo. Come segnala il servizio idrogeologico della Regione allo stato attuale risulta che l'Emilia Romagna è una delle tre regioni più franose d' Italia. Insieme alla Lombardia e alle Marche è l'unica che presenta oltre il 20% del territorio collinare e montano interessato da aree di frane attive o "in sonno", ma che possono risvegliarsi drammaticamente da un momento all'altro. Un quadro dunque di per sè già abbastanza chiaro per poter affrontare con una nuova prospettiva il problema. Gli eventi estremi sono sempre più frequenti e non avvertono del loro arrivo.

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