MATTEO NACCARI
Editoriale

Arrendiamoci alle tasse

La scorsa settimana è da cerchiare sul calendario come la più brutta degli ultimi anni - amministrativamente parlando - per il cittadino medio emiliano-romagnolo che magari risiede anche nel capoluogo regionale

Mentre Bologna ribolliva per l'aumento del biglietto degli autobus (oltre il 50 per cento in un colpo solo), la Regione Emilia-Romagna comunicava in una conferenza stampa convocata all'improvviso rincari per Irpef, Irap e bollo auto. La scorsa settimana, insomma, è da cerchiare sul calendario come la più brutta degli ultimi anni - amministrativamente parlando - per il cittadino medio emiliano-romagnolo che magari risiede anche nel capoluogo regionale. Non è solo una questione di numeri, è vero che sia Comune che Regione hanno cercato di tutelare chi guadagna di meno, hanno motivato questi aumenti per garantire un buon livello degli investimenti anti alluvione e per difendere i servizi sanitari, però restano tanti punti interrogativi. Intanto, il messaggio che passa è che in Emilia-Romagna le tasse sono aumentate colpendo gran parte della popolazione (è innegabile questo), dai cittadini al tessuto produttivo, e soprattutto sono stati messi in discussione servizi pubblici essenziali, come quello dei trasporti, che ora a Bologna sono tutto fuorché popolari e a disposizione delle fasce più deboli. Purtroppo rimarrà nella testa di tutti che il primo atto vero e concreto del nuovo governatore Michele de Pascale è stato quello di aumentare le imposte seppur tenuto conto di tutte le giustificazioni - comprensibili - che ha dato. Però qualsiasi manuale di economia insegna che in tempi di crisi - perché è questo che sta vivendo il nostro territorio, non dimentichiamolo - sarebbe bene non agire sulle tasse, anzi sarebbe meglio fare il contrario. Considerando che l'inflazione ha galoppato negli ultimi anni e che in molti sono colpiti da ammortizzatori sociali e situazioni di difficoltà. Una manovra (pesante) lanciata poi senza confronto con nessuno (dai sindacati alle associazioni economiche) fa pensare che la Regione sia ben lontana dai principi del centrosinistra che vorrebbero anche una partecipazione del 'popolo' alle decisioni e lascia l'amaro in bocca perché il nuovo sembra non all'altezza del vecchio. Purtroppo. Ma era possibile seguire una strada diversa? Forse sì. Se il ragionamento fosse stato impostato in altro modo. L'imprenditore medio - e poco illuminato - quando i conti non tornano ecco cosa fa: riduce i costi mettendo i dipendenti in cassa integrazione (a volte licenziando), smette di cercare nuove strade per rilanciare il proprio prodotto e aspetta che passi la tempesta. Una situazione di difficoltà, quindi, che viene nella stragrande maggioranza dei casi appesantita perché così non investe e crea malumori e incertezze tra il personale, tralasciando eventuali mosse per riprendersi. E lo stesso è avvenuto in Comune e in Regione. Invece di setacciare i bilanci per capire dove eliminare eventuali sprechi, di rivedere tutto il sistema di trasporto pubblico per valutare risparmi, di mettere sotto la lente tutta la spesa sanitaria per recuperare risorse, si è preferito scegliere la via più scontata e veloce: quella delle tasse. Ricetta trita e ritrita. A volte da chi amministra ci si aspetterebbe di più perché è appunto nelle situazioni straordinarie che emergono le capacità e quel qualcosa in più che fa la differenza. A gestire l'ordinario sono capaci tutti. Quindi non rimane che arrendersi alle tasse. Sperando che sia tutto almeno per ora.