I sindacalisti che hanno invitato i lavoratori a manifestare per i loro diritti e per la propria libertà dimenticano di enunciare un concetto che riguarda tutti: la mia libertà finisce davanti alla porta di casa tua e viceversa. Bloccare la tangenziale per ore mandando in tilt il traffico come è accaduto qualche giorno fa a Bologna non è una protesta intelligente. E’ un sopruso che genera danni a tantissimi altri lavoratori.
Massimo Codeluppi
Risponde Beppe Boni
Alcuni giorni fa parte dei 10 mila metalmeccanici in corteo per il rinnovo del contratto è entrata in tangenziale a Bologna al varco 7 deviando dal percorso autorizzato in via Stalingrado. I manifestanti hanno quindi disatteso le indicazioni della questura in base al nuovo decreto sicurezza che prevede la punibilità del “blocco stradale”, ora contemplato come reato mentre prima prevedeva una sanzione amministrativa solo per gli organizzatori. E’ iniziata così la procedura delle denunce. Apriti cielo. Landini, segretario della Cgil ha dichiarato che così si “processa chi lavora”. In realtà così si processa (ma sarà un iter difficile) chi ha voluto sfidare a tutti i costi il decreto sicurezza.
Si può non essere d’accordo con un provvedimento, ma se lo si infrange e si rischia la sanzione non bisogna poi stupirsi. Che bisogno c’era di bloccare la tangenziale? Nessuno. Tra l’altro chi ci ha rimesso sono stati altri cittadini, altri lavoratori rimasti per ore bloccati sotto il sole. C’è chi ha perso il treno, chi è arrivato tardi al lavoro, chi ha dovuto saltare un appuntamento. La sfida si è consumata sulla pelle di chi ha avuto la sfortuna di trovarsi da quelle parti nel momento sbagliato. Ecco perchè non è stata una scelta intelligente invadere la tangenziale. Il conto l’hanno pagato gli automobilisti e i camionisti rimasti bloccati.
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