Il New York Times definisce Bologna un mangimificio di mortadella e il sindaco, Matteo Lepore, invece di rispondere solo alle critiche, se la prende con la giornalista autrice dell'articolo, di fatto cercando di screditarla. Non è stato certo signorile il modo in cui il primo cittadino ha risposto alla presa di posizione del quotidiano più letto al mondo, mettendo nel mirino l'autrice, Ilaria Maria Sala, dimenticandosi volutamente parte del nome, sollevando quindi dubbi sui suoi legami con Bologna e la sua professionalità. Insomma, è come quando un allenatore di calcio dà la colpa della sconfitta all'arbitro, al campo pesante per la pioggia o al troppo sole. Ma al di là della caduta di stile - della quale Lepore si è scusato - il primo cittadino ha giustamente difeso l'immagine della città dipinta sbilanciata verso il turismo di massa e con un centro storico snaturato. L'articolo ha però avuto il merito di scatenare un acceso dibattito su come Bologna ha gestito il super afflusso di visitatori degli ultimi anni, anche grazie - va riconosciuto - allo sbarco nel suo aeroporto dei voli low cost di Ryanair. E' innegabile che il cuore della città abbia perso le botteghe storiche e la presenza di bolognesi doc, in sostanza la sua anima, a favore di ristoranti e luoghi dedicati al cibo che poco hanno a che fare con la tradizione. Ma così è purtroppo successo in tantissime altre parti d'Italia e del mondo. Su questo un sindaco ha poco da fare: ci sono leggi di mercato che regolano lo scenario, le grandi catene hanno più forza economica delle piccole famiglie. E' inevitabile quindi che i locali nei luoghi strategici siano finiti pian piano in mano a marchi internazionali o a gruppi più strutturati e che di tipico ci sia rimasto ben poco, con ogni centimetro quadrato dedicato al cibo per sfamare i visitatori. Bologna è anche altro, certo, come ha sottolineato Lepore: è l'università, è l'arte, è la storia e mai e poi mai si è pensato di vivere solo di turismo. Che però va armonizzato e guidato. A Bologna c'è ancora molto da fare. E su questo un sindaco deve incidere. A partire da un aeroporto pieno di problemi (caos agli imbarchi, lungaggini al ritiro dei bagagli, carenza di parcheggi e di taxi) ai monumenti che hanno bisogno di maggiore manutenzione - per evitare che si ripeta un caso come quello delle Due Torri chiuse e a rischio crollo - a una città piena zeppa di cantieri proprio durante i mesi estivi, quindi quelli con maggiore afflusso. C'è tanto da fare. Arrabbiarsi e prendersela con una giornalista non ha senso. Anzi le critiche servono per migliorarsi. Speriamo che sia così pure per Lepore.
EditorialeBologna, il turismo e le cadute di stile