Editoriale

Buy back per la salute

Bologna, 11 maggio 2023 – Si chiama buy back: banche, colossi dell’energia, grandi gruppi industriali riacquistano azioni proprie in precedenza vendute in Borsa. Risultato: aumentano il dividendo per i soci e sostengono il proprio valore. Una strategia operativa che sarebbe perfetta per rilanciare la sanità pubblica. Investire sulle proprie risorse, forti del gigantesco lavoro fatto per annientare il Covid. Missione impossibile? Gianni Rezza, ex direttore generale della Prevenzione al ministero della Salute, assicura che «l’Italia ha un piano aggiornato per contrastare nuove emergenze sanitarie, il personale si sta esercitando e sono state fatte diverse simulazioni». «Restiamo vigili – afferma Maria Capobianchi, direttrice del laboratorio di virologia dell’istituto Spallanzani che nel febbraio 2020 annunciò il primo isolamento del virus SarsCoV2 – ma oggi abbiamo, tra le altre, una grande arma, il metodo del sequenziamento completo dei genomi virali, che prima della pandemia era applicato solo nei laboratori di frontiera». D’altro canto, però, diversi esperti sottolineano come i progetti di potenziamento della medicina territoriale – vero baluardo per la salute delle persone – hanno il freno a mano tirato. Lo ha detto qualche giorno fa Giuseppe Remuzzi: «Non perseveriamo in questo errore, la pandemia si combatte con un sistema di salute pubblica molto forte». La risposta spetta alla politica. E proprio ieri il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha pronunciato parole importanti: «La maggiore assoluta certezza che abbiamo avuto nella pandemia è che dobbiamo rafforzare la medicina territoriale – ha detto –. Abbiamo anche imparato che il medico è un alleato durante tutto il percorso di vita, non lo dobbiamo chiamare solo quando stiamo male ma dobbiamo investire in prevenzione. Costa meno della cura e su questo ci stiamo attivando. La sanità pubblica non è in declino, ma un vanto per gli operatori».