Editoriale

Centro storico, meno toppe e più visione

Alcune considerazioni sulla chiusura dei negozi in centro storico e più in generale sulle modalità di vita. Non ci si rende conto che la ricchezza del centro è il "residente" ci sono diverse cause che lo dimostrano: dalle norme scriteriate dei Tdays, alla drastica riduzione dei posti auto, dall'uso generalizzato dei B&B, (esempio, a Manhattan e Barcellona, hanno creato norme che non vadano a scapito della "residenzialità", ben accetto comunque il turismo), all'alto costo degli affitti che limitano le presenze fisse. Se si scoraggiano i residenti a tempo pieno sarà sempre peggio. Sui cantieri per il tram stendo un velo pietoso.

Floro Turchi

Risponde Beppe Boni

Sotto le Due torri si vivono in pieno la crisi e i problemi che tormentano molti i centri storici italiani ed europei: popolazione sempre più vecchia, quartieri che si evolvono sempre più verso i turisti anziché verso i residenti, aumento dei prezzi, aumento degli affitti per i negozi e crisi abitativa. Il tema a Bologna è aggravato negli ultimi mesi dalla concomitanza di troppi cantieri, tram compreso, e dalla carenza di parcheggi.

Il nodo da tempo è sulle scrivanie della pubblica amministrazione, delle associazioni di categoria, degli enti che concorrono alla vita cittadina. La sensazione è che manchi una visione completa e ampia del problema e con essa una prospettiva da qui ad almeno cinque, dieci anni. Il più delle volte si avanza a spot, cercando di mettere toppe dove si può con soluzioni a breve e medio termine. Il turismo deve sempre essere accolto con favore e soddisfazione perché porta ricchezza, ma è necessario occuparsi anche di altri aspetti. I negozi sono un valore per la vita della città, i residenti sono il cuore che batte in centro storico. Se l'ottica di sviluppo a lungo termine non ha un progetto per queste due categorie si va alla deriva. Non basta piazzare le rotaie del tram in via Indipendenza. Bisogna ascoltare la maggioranza silenziosa.

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