MATTEO NACCARI
Editoriale
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Che ne sarà di Perla e Marelli

Mentre a Bologna si festeggia per il salvataggio della Marelli, a Roma si cerca di resuscitare la Perla. Queste due crisi aziendali hanno colpito al cuore il capoluogo dell'Emilia-Romagna, perché due marchi storici si sono all'improvviso trovati in una situazione di emergenza. Lo stabilimento di Crevalcore della Marelli, nel Bolognese appunto, avrebbe dovuto chiudere con il trasferimento della produzione (si occupa di fusione e lavorazione dell'alluminio) a Bari, con tanti saluti ai 230 dipendenti. Dopo mesi di trattative, pochi giorni fa la vertenza si è chiusa positivamente: a Crevalcore il sito continuerà a lavorare in mano a un'altra proprietà, la Tecnomeccanica; 152 lavoratori resteranno dipendenti lì, 40 verranno riassorbiti in altri stabilimenti Marelli e infine gli altri saranno accompagnati alla pensione. Tradotto: complimenti a sindacati e istituzioni che hanno trovato la quadra.

Discorso diverso, invece, per la Perla, dove le circa 300 dipendenti sono ferme da mesi e senza stipendio. Al ministero del made in Italy si è tracciata la road map: si cercherà di sbloccare le procedure burocratiche che ingabbiano l'impresa (tra Italia e Gran Bretagna), con l'obiettivo di riprendere a produrre lingerie da settembre (almeno con una parte di personale) e trovare infine un acquirente (ci sono già una decina di realtà interessate). Impresa ardua.

Al di là dei risultati raggiunti - e si spera che ci sia un raggio di sole anche per la Perla - questi due casi dimostrano che l'economia dell'Emilia-Romagna non gode di perfetta salute. Anzi. Basti guardare alle difficoltà di settori come il biomedicale, spina dorsale non solo del Modenese, ma di tutta la regione. La guardia va tenuta alta, perché non si può vivere di rendita. Certo, le colpe non sono solo delle istituzioni, però a chi governerà la Regione toccherà il compito di armonizzare e organizzare le reti (dagli incentivi alle infrastrutture) di questo territorio per renderlo più fertile agli investimenti. Quelli che purtroppo mancano. Ora si sta giocando in difesa, bisogna andare all'attacco. Prima o poi.