Sergio Gioli
Editoriale
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Cinquanta gradi

C'è caldo e caldo. E c'è animale e animale. La scorsa settimana i parlamentari del Pd Enza Rando e Stefano Vaccari hanno fatto un sopralluogo nel carcere Sant'Anna di Modena. Sono usciti con le lacrime agli occhi. A parte il sovraffollamento (586 detenuti quando dovrebbero essere al massimo 372) e le condizioni disumane (non è possibile togliere le cimici dai letti perché non ci sono soldi sufficienti per la disinfestazione), Rando e Vaccari hanno riscontrato una temperatura nelle celle del secondo piano oscillante tra i 48 e i 50 gradi. Increduli, hanno annunciato un'interrogazione al governo che, hanno detto, ha il dovere di tutelare i cittadini che devono scontare una pena e non essere sottoposti a tortura.

Lo stesso giorno, al casello di Ancona Nord, una pattuglia della stradale ha fermato un autoarticolato carico di 203 ovini provenienti dalla Francia. Gli animali erano male abbeverati per cui all'autista è stata affibbiata una multa di cinquemila euro. Non solo. Le povere bestie sono state portate d'urgenza in una stalla in Abruzzo, al fresco, per essere rifocillate.

L'autista del camion ha giustamente pagato e gli ovini sono stati giustamente soccorsi. Non accadrà lo stesso ai detenuti di Modena, che non saranno trasferiti e per le cui condizioni di vita disumane nessuno pagherà. Della situazione nelle carceri si parla inutilmente da decenni ma, pur essendo la peggiore vergogna d'Italia, nessuno l'ha mai affrontata di petto. Perché? Pochi soldi, certo. Ma c'è di più. Si tratta di un problema impopolare, che non porta applausi né voti. E la politica, che annusa l'aria, si adegua. Diciamola tutta: gli animali maltrattati ci indignano, i detenuti trattati peggio degli animali no.