Mercoledì 24 Aprile 2024

Reagire, non drammatizzare. La crisi è grave, ma la miseria è un’altra cosa

A pagina 5 Massimo Donelli ci racconta la storia di un uomo, ex comandante di navi, che reagì alla rovina andando a lucidare le scarpe ai passanti sotto i portici. È una storia che non vuol avere nulla di moralistico. Al contrario, vuol essere un abbraccio al nostro popolo ferito: specie a tutti coloro, e sono tanti, che da questo lockdown escono con le ossa (economicamente) rotte.  Non c’è dubbio che una grave crisi economica incomba. Ma sempre senza moralismi, è giusto dire – pensando al passato del nostro Paese e al presente di tanta parte del mondo – che la miseria è un’altra cosa. 

Ieri siamo tornati – giustamente! – a prendere d’assalto quel che c’era di aperto a Rimini, a Riccione, in Versilia, ai laghi; l’altra notte a Bologna la ressa per le strade e all’uscita dei locali della movida era tale che la polizia ha faticato per richiamare tutti all’ordine. Sempre ieri, su Internet si registrava un boom di ricerche sulle vacanze di quest’estate. È vero che la situazione degli operatori del turismo è oggi molto, molto problematica: ma per migliorare le cose non serve ripetere, come fanno in troppi, che dal Coronavirus siamo usciti conciati peggio di come uscimmo, nella primavera del 1945, da cinque anni di guerra. Il nostro primo ministro di allora, Alcide De Gasperi, alla conferenza di pace ci andò con un soprabito risvoltato (e credo che oggi i giovani non sappiano neppure che cosa voglia dire, ‘risvoltato’). Ancora negli anni Cinquanta eravamo davvero povera gente. 

Ricordo un’intervista a Giuliano Sarti, il portierone bolognese che vinse scudetti e coppe con Fiorentina e Inter. Disse che il suo giorno più bello fu quando, a 21 anni, il mister Fulvio Bernardini lo portò in ritiro a Livorno, e lui vide il mare per la prima volta nella sua vita. Quell’intervista mi commosse perché anche mia madre vide il mare, per la prima volta, a quell’età: 21 anni. Reagiamo, lottiamo, protestiamo pure quando occorre. Ma non pensando di vivere una tragedia senza eguali. Anche Papa Francesco, nei giorni scorsi, ha ricordato all’Occidente che la maggior parte dell’umanità soffre sempre – nella nostra indifferenza – di fame, di guerre, di epidemie e di una miseria che noi, per nostra fortuna, neppure immaginiamo. Leggetelo tutto, fino in fondo, il pezzo di Donelli. Come diceva un grande emiliano, Giovannino Guareschi, è bello e istruttivo.