L’economia dai piedi d'argilla. Una domanda sul nostro modello di vita

Prima premessa: chi scrive è un perfetto ignorante in materia di economia ed è consapevole di esserlo. Seconda premessa: chi scrive non è un tifoso della decrescita felice né tantomeno un nostalgico dell’era del baratto. Al contrario, pensa che il capitalismo e il libero mercato abbiano fatto per i poveri ben più di quanto avevano promesso di fare le ideologie comuniste e quelle terzomondiste. Ma, premesso questo, mi chiedo se ci sia qualcosa da rivedere nel nostro modello economico occidentale se due mesi di chiusura (due mesi) rischiano di far saltare tutto e farci precipitare nella miseria o quasi.

Ci giungono in questi giorni grida di allarme sul calo del Pil e sull’ascesa dello spread, sul crollo delle Borse e sull’esigenza di Coronabond. Soprattutto l’allarme è sulla tenuta di molte aziende che rischiano di non riaprire più, con il risultato di legioni di disoccupati in piazza. E sono allarmi sicuramente fondati, purtroppo. Non sto quindi – ci mancherebbe – cercando di minimizzare. Ma sto cercando di capire come mai due mesi di stop possano portare non a una qualche pur seria perdita, ma a una catastrofe. La nostra è, al di là di ogni dubbio, la società più ricca della storia. Siamo vissuti in un tempo e in un luogo (l’Occidente) in cui non solo non ci è mancato nulla, non solo abbiamo avuto infinitamente di più dei nostri antenati, ma abbiamo potuto contare – e in abbondanza – anche sul superfluo. Insomma il nostro sistema – fatto di Pil e di Borse, di industria e di finanza – è indubitabilmente il gigante economico della storia. Ma se è un gigante che rischia di sfracellarsi al suolo per due mesi di stop, significa forse che ha i piedi di argilla. Che è fondato su una ricchezza più virtuale che reale.

Non c’entrerà nulla (e però magari qualcosa c’entra) ma ricordo che quand’ero ragazzo in agosto si fermavano tutte le fabbriche. Ci sono bellissimi filmati sulle centinaia di famiglie in automobile che aspettano l’uscita degli operai della Fiat a Mirafiori, la sera del 31 luglio, per partire per il Sud. Tutta Italia, tranne il turismo, si fermava. E poi ripartiva, Ed eravamo la settima potenza industriale del mondo. Non è peggiorato qualcosa, se oggi due mesi di stop sembrano peggio di cinque anni di guerra mondiale? Gli economisti rideranno, di queste sciocchezze. Mi consolo. Quanto a previsioni sul futuro, non ne hanno mai azzeccate molte.