Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha annunciato che entro il 2028 finirà il restauro della Garisenda, uno dei simboli della città di Bologna. Finalmente (perché la torre è transennata dal 2023) è stato presentato il progetto di recupero, disegnato in oltre un anno di monitoraggio che ha interessato anche la gemella Asinelli. Il sindaco ha spiegato che alla fine saranno passati quattro anni e mezzo, la metà del tempo che è stato impiegato per mettere in sicurezza la torre di Pisa. Tutto bene? No, anzi. Quanto sta succedendo attorno alla Garisenda pone una serie - interminabile - di interrogativi su come non dovrebbe essere gestito il bene pubblico. Ancor più un pezzo di storia. Mettiamo ordine. La torre fu chiusa all'improvviso dal Comune, allertato non si sa bene per cosa (e ancora non si capisce), con l'immediato stop al traffico e la posa di un mega cantiere per proteggere quel pezzo di città da un eventuale crollo. Ad oggi la torre non è mai stata toccata e quindi si trova nelle esatte condizioni del 2023: non si sa se potrebbe cadere da un momento all'altro (nell'eventualità esiste un piano di soccorso e intervento che comunque non è stato condiviso con le tante persone che vivono e lavorano lì attorno) e soprattutto se il suo stato interessa o no l'Asinelli. Ancora, nessuno prima del 2023 si era posto il problema di capire se c'erano delle difficoltà su quelle antiche pietre o se il traffico pesante di ogni giorno potesse essere un problema e così via. Inoltre non c'erano idee e soldi per interventi di consolidamento. In tutto questo tempo si è quindi proceduto da un lato a chiedere soldi alla città (il messaggio: le casse del Comune sono vuote, donate qualcosa se no non possiamo fare i lavori) e dall'altro a definire un progetto, ora arrivato a termine. L'area, chiusa, è diventata soprattutto di notte terra di nessuno, con diversi furti nei negozi e una desertificazione (molte le attività chiuse) provocata dall'assenza di traffico e di passaggio. Le linee dei bus sono state rivoluzionate appesantendo altre strade e ancora non si sa cosa succederà una volta terminati i lavori. Infine, non meno importante, resta appunto il fatto che la torre è in un punto densamente popolato e di passaggio di Bologna e che in caso di cedimento i problemi potrebbero essere grossi. Altro che torre di Pisa che si trova in una zona non popolata e con le case a pochi metri. Diciamolo, il caso Garisenda è stato gestito male prima e durante e da qui al 2028 i vuoti da colmare sono molti. Dire che tutto sarà a posto fra tre anni solleva altri interrogativi e paure, non certo un senso di sicurezza e di fiducia in quello che si sta facendo. Purtroppo.
EditorialeCosa può insegnare una torre