Crescere, immaginare e gestire

Nel bel mezzo dell’inverno italiano della natalità – che comunque picchia duro anche a queste latitudini – Bologna è in controtendenza: rispetto al 2002 vive sotto i portici il 28% in più di giovanissimi (dagli 0 ai 14 anni)

E se Bologna non fosse più la capitale degli umarells? La ‘provocazione’ non è così campata in aria, leggendo il rapporto del Censis su come è cambiata la città in venti anni, dal 2002 al 2022. Un’immagine delle Due Torri ben diversa da quella che tanti avevano in mente, soprattutto sul fronte demografico.

Nel bel mezzo dell’inverno italiano della natalità – che comunque picchia duro anche a queste latitudini – Bologna è in controtendenza: rispetto al 2002 vive sotto i portici il 28% in più di giovanissimi (dagli 0 ai 14 anni) e la quota degli ultrasessantacinquenni sull’intera popolazione è scesa di 4 punti percentuali (dal 20,2% di venti anni fa al 16,3% odierno).

Sono numeri sorprendenti, spiegabili solo in parte con una ripresa delle nascite avvenuta prima del grande gelo degli anni della pandemia, visto che il medesimo rapporto, in proiezione 2030, conferma una crescita della popolazione cittadina del 2,3%. Dove si nasconde, dunque, il segreto demografico di Bologna? Nella sua attrattività, che richiama nuovi residenti sia dall’estero (sono 150 le nazionalità presenti sul nostro territorio) sia dal resto della Penisola (l’84,1% dei nuovi registrati all’anagrafe nel 2021, infatti, veniva da altri comuni italiani). Questo massiccio afflusso di nuova popolazione non ha avuto solo il merito di ristabilire un sano equilibrio tra residenti in età da lavoro e residenti in età da pensione e di contribuire alla crescita generale della città, ma ha anche posto problematiche e priorità inattese. Che non possono essere eluse e per cui vanno trovate, in tempi relativamente rapidi, risposte efficaci. Per questo, per la Bologna del futuro, sono tre le parole chiave da tenere a mente: crescita, gestione ed equilibrio. Di fronte a certi fenomeni – dall’immigrazione alla microcriminalità, dall’emergenza abitativa alla fame di infrastrutture del territorio – indietro non si torna: esistono, non spariranno con colpo di bacchetta magica o con una dichiarazione social, e richiedono di essere affrontati con competenza, capacità e con un unico interesse superiore, ossia il benessere di Bologna nel suo complesso. Un po’ come provò a fare, proprio venti anni fa, l’unica esperienza civica dal dopoguerra ad oggi, quella di Giorgio Guazzaloca. Forse, per riannodare i fili del governo cittadino dei prossimi venti anni, sarebbe utile (ri)studiare e tenere a mente quella lezione. Che aveva, in fondo, una semplice ambizione: tenere la città al centro e tutto il resto – polemiche politiche, ideologie, beghe da cortile – ai suoi margini.