Editoriale

Emilia Romagna, il rebus Regionali: una candidatura rosa per il centrosinistra, ma sui nomi è tutto aperto

E adesso? L’Emilia-Romagna di centrosinistra vede rosa. Perché l’orizzonte, dopo la notte che ha visto l’exploit di Elly Schlein in un serrato testa a testa con Stefano Bonaccini, è tutto alle regionali per ora fissate a gennaio 2025. Solo una norma nazionale che permetta a tutti gli amministratori un terzo mandato potrebbe lasciare Bonaccini in viale Aldo Moro e comunque anche i suoi più stretti collaboratori vedono questa opzione con grandi riserve. Dunque, quali sono i nomi in campo?

Tre quelli più accreditati, graditi al presidente in carica. Ovviamente Elisabetta Gualmini, che in Regione è già stata vice e ora lavora in Parlamento europeo. Non è un mistero che Gualmini abbia competenze e ambizione. Il dopo Bonaccini? "Finisco il mandato in Ue nel 2024, poi deciderò cosa fare", ha già risposto la professoressa.

Poi c’è Isabella Conti. La sindaca di San Lazzaro era uscita dal Pd nei giorni furenti della ‘famosa’ Colata di Idice, poi è transitata in Italia Viva e infine rientrata nell’alveo dem dopo la sfida da indipendente con Matteo Lepore alle primarie del centrosinisstra per la guida di Bologna. Conti è vicina a Bonaccini, s’è spesa per lui in questa campagna – le sue idee ad esempio sugli asili gratis sono entrati nel programma della Regione – e il suo mandato scade in tempo proprio per un’avventura in viale Aldo Moro. Per tutti questi motivi, le sue quotazioni ora sono in calo.

Infine, Irene Priolo. La vicepresidente della Regione già sindaca di Calderara e assessora sotto le Due Torri, potrebbe essere un nome apprezzato e capace di unire le varie anime.

Ma l’esito di ieri dimostra che la partita è sempre più complicata e dunque i personaggi in cerca d’autore potrebbero essere molti di più. Vicina a Elly Schlein, ad esempio, c’è Emma Petitti: nel riminese uno dei migliori risultati per l’ala sinistra e la presidente dell’assemblea legislativa potrebbe essere una candidata interessante. Meno appeal destano invece gli uomini ‘forti’ della giunta Bonaccini, con le quotazioni di Andrea Corsini, Paolo Calvano e Raffaele Donini in netto calo. Osservatori informati vedono invece Vincenzo Colla, assessore al lavoro con esperienza nel sindacato e una forte trazione a sinistra, come un possibile nome di mediazione. Il risultato di ieri è cruciale anche per Base riformista: solo con un Bonaccini forte è pensabile un ritorno in scena dei protagonisti dell’area, altrimenti già giubilati da Matteo Lepore (per fare un esempio, altro nome più che in ascesa) durante la campagna per il consiglio comunale bolognese. Un vero rebus.

Nella confusione dei dati, un aspetto ‘bulgaro’ però c’è stato: Stefano Bonaccini ha vinto la sfida delle primarie del Pd in casa sua. A Campogalliano, nel circolo in provincia di Modena da dove è partito, ha votato in tarda mattinata e tutt’ora risiede, Bonaccini ha raccolto 593 voti contro le 71 preferenze andata alla ‘sfidante’ Elly Schlein.

Ma torniamo al 2025. In seno al centrodestra si andrà invece a caccia di un volto diverso dal solito. Due leghisti sono stati candidati contro Stefano Bonaccini (prima Alan Fabbri, poi Lucia Borgonzoni) e ora che la trazione è di Fratelli d’Italia l’impressione è che si finirà per pescare un nome cattolico, pragmatico, all’interno delle imprese e dell’associazionismo. Un Pd così baalcanizzato fa sì che la Regione diventi nuovamente terra di conquista per l’opposizione. Già durante l’epico scontro Bonaccini-Borgonzoni il centrodestra si presentava con la maggioranza dei voti, eppure non capitalizzò il vantaggio. Ora la situazione potrebbe mutare davvero.