Pensate se all’assessore alla gentilezza il sindaco tal dei tali appioppasse anche la delega all’ascolto delle proteste dei cittadini infuriati, possibilmente con un numero di telefono modello call center attivo giorno e notte. Chissà se riuscirebbe a mantenere calma e gesso, il sorriso e una parolina buona per tutti. O se mettessero l’assessore alla lentezza alla guida dei bus della linea urbana e quello alla felicità a far da guardiano al camposanto. È un divertissement, ovviamente, ma poi mica tanto. In giro per l’Italia (e anche tra Emilia-Romagna e Marche), infatti, le nuove amministrazioni si stanno popolando di deleghe e assessorati pirotecnici, stravaganti quel tanto che basta, forse anche improbabili.
È la fantasia al potere. Anzi, in giunta. A Montecassiano (Macerata), ad esempio, il sindaco Leonardo Catena ha nominato Barbara Vecchi assessora alla gentilezza. Non è la prima, né sarà l’ultima. In Italia sono già una sessantina e forse più, un piccolo esercito votato alla causa delle relazioni felici e dell’empatia verso il prossimo (per delega) sull’onda del Movimento Italia Gentile, ma anche del progetto lanciato anni fa dall’associazione “Cor et amor” e poi declinato in varie salse. L’obiettivo è di fare dello Stivalone dei mille e più campanili, delle liti condominiali, dei tribunali intasati da cause per tutto e contro tutti, un Paese gentile. In effetti, riuscirci sarebbe un atto rivoluzionario. E poi si sa, essere gentili non costa nulla, ma a volte porta voti.
A Roncofreddo (Forlì-Cesena), invece, nella giunta della sindaca Sara Bartolini ci sarà l’assessore alla lentezza, Federico Franchini. “Vogliamo che il paese diventi un hub della lentezza”, ha dichiarato la sindaca. Detta così, fa pensare a una sorta di moviola permanente dove le giornate durano almeno quarantotto ore, sali sul bus e non sai quando scendi, suoni alla porta e ti aprono un quarto d’ora dopo, se va bene. La lentezza come atto politico non suona benissimo, ma sappiamo che in questo caso si vola molto ma molto più in alto, alla riscoperta di valori e stili di vita ormai lontani dalla società schizofrenica del tempus fugit, della centrifuga dei secondi, dell’eterna ansia da prestazione. Peccato che altrove viga tutt’altra legge: chi va piano va sano e va lontano, ma chi va veloce arriva prima.
A Pesaro Mila Della Dora – oggi assessore allo sport – era l’assessore alla rapidità dell’ex sindaco Matteo Ricci. Si occupava di sport e manutenzioni, una centometrista dei lavori pubblici, e l’allenamento non deve esserle mancato, visto che faceva l’arbitro di calcio. Con lei c’era Daniele Vimini (oggi vicesindaco, assessore alla cultura e al turismo), assessore alla bellezza e alla vivacità, che però con “Pesaro Capitale italiana della cultura” la grande bellezza l’ha portata davvero.
A Borghi ecco l’assessore alla natalità (ma tranquilli, non è un’ostetrica), a Santa Sofia (Forlì) l’assessora Isabel Guidi ha una sfilza di deleghe, compresa quella ad antifascismo, memoria, pace e diritti umani (valori sacrosanti, per carità, ma che ci azzeccano con le buche?), mentre anche San Lazzaro, nel Bolognese, ha il suo assessore alla felicità. Si chiama Michele d’Alena e ha le idee molto chiare: nella società dell’individualismo e della solitudine, i cittadini devono sentirsi parte di una comunità, partecipare. Più biblioteche, poli civici e centri di aggregazione, e magari per qualche ora ci scorderemo dei social con le loro relazioni di plastica. Tutto qui? Macché.
Sfogliando gli album delle giunte comunali in giro per l’Italia, salta fuori di tutto e anche di più: assessori all’armonia, alla solitudine, all’estetica, alle partite Iva, persino la delega al sorriso (Bari) e quella ai “quindici minuti” (Roma). A questo punto restano fuori il sol dell’avvenire, l’alluce valgo, la fotosintesi clorofilliana e poco altro. Suvvia, scherziamo. Non è mica da questi particolari che si giudica un assessore. Intanto però, per sicurezza, aridatece l’urbanistica, i lavori pubblici e pure il bilancio. E magari ci sentiremo anche più tranquilli e felici.