La paura del fascismo di ritorno è un sentimento, non si sa quanto sincero, prettamente bolognese. Certo, affiora ogni tanto, qua e là, anche nel resto d'Italia, ma solo nel capoluogo emiliano è un'emergenza continua, una fiamma sempre accesa e alimentata. L'ultimo episodio risale a qualche giorno fa. Il sindaco Lepore ha visto in una manifestazione di Gioventù nazionale, organizzazione studentesca di Fratelli d'Italia, il tentativo di assaltare con metodi squadristici il Palazzo del Comune. L'accusa: essersi introdotti una mezz'ora dopo l'orario di chiusura nel cortile del municipio per deporre, nel Giorno del Ricordo, una corona per i martiri delle foibe. In realtà i manifestanti erano accompagnati da due consiglieri comunali, e sono stati loro (ne hanno facoltà) ad aprire il portone. La manifestazione, inoltre, era stata autorizzata dalla questura. Ma lasciamo perdere, la forzatura c'è stata. Quindi diciamo che Lepore ha ragione: non dovevano entrare.
Però forse il sindaco ha trasceso quando ha dichiarato: ''L'estrema destra continua a provare ebrezza per gesta del ventennio passate alla storia''. Gesta del ventennio? Una corona per le vittime delle foibe? Peraltro nulla, invece, è stato detto su ciò che stava accadendo a pochi metri da lì, proprio nello stesso momento: la consueta contromanifestazione di attivisti e centri sociali organizzata per contestare non solo Gioventù Nazionale ma, cosa assai più grave, la ricorrenza stessa del Giorno del Ricordo. I loro slogan: ''Contro revisionismo storico e sdoganamento dei fascisti, partigiani sempre''. E ancora: ''Il maresciallo Tito ce lo ha insegnato, uccidere una fascista non è reato''. Questa truce rappresentazione non valeva anch'essa una condanna? Soprattutto nella città che fu teatro, nel 1947, di un episodio vergognoso ai danni dei profughi istriani, quando il treno che li portava da Ancona a La Spezia fu preso a sassate e sputi da militanti comunisti e i viveri destinati a vecchi e bambini dispersi sui binari. Ecco, l'impressione è che a Bologna la riconciliazione invocata lunedì scorso dal presidente Mattarella sia impossibile, e non perché difficile da trovare ma perché quelli che dovrebbero favorirla, istituzioni comprese, in realtà non la vogliono. Dice il questore Sbordone: ''Preoccupa la possibilità di un aumento della tensione, non ne abbiamo bisogno. Dobbiamo lavorare tutti per mantenere la situazione tranquilla e i toni bassi ed essere più razionali e sereni possibile''. Razionali e sereni. Appunto.