Mi chiedo cosa hanno posto in essere i Cda politici del sistema di bonifica idraulica della Regione Emilia Romagna per assicurare un buon regime idraulico, con relativo scolo e manutenzione delle acque e opere, alla luce dei recenti disastri alluvionali. Il sistema di bonifica dell'Emilia Romagna è costituito da ben 8 consorzi di primo e secondo grado, con relativi Cda: chiedo ancora se abbia un senso mantenere attivi questi stipendifici/poltronifici e loro sedi, considerate le quattro alluvioni in meno di due anni.
Mirka Cocconcelli
Risponde Beppe Boni
I Consorzi di bonifica hanno competenze precise e tutti noi, dalla montagna alla pianura, versiamo i bollettini di pagamento a questi enti. Molte competenze le assolvono, ma si potrebbe fare meglio. Uno dei problemi è la sovrapposizione di enti in tema di manutenzione idraulica che complica le cose anziché agevolarle. Basta leggere lo scaricabarile di responsabilità di questi giorni. Per il centrosinistra è tutta colpa dello Stato, che pure qualche responsabilità ce l'ha. Ma il nodo delle cose non fatte o fatte male, la scarsa manutenzione, i rilievi della Corte dei Conti alla Regione per aver speso solo il 10% dei fondi statali è da affrontare sul territorio. I cittadini fanno fatica a capire di chi sono le competenze. Un esempio. La presidente facente funzioni della Regione Emilia Romagna, Irene Priolo, dichiara al Carlino: "La difesa del suolo è di competenza dello Stato. All'Autorità del Po, emanazione dello Stato, compete la pianificazione, alla Regione la programmazione degli interventi attraverso l'Aipo e i consorzi di bonifica". La Bonifica Renana scrive: " La gestione delle acque di fiumi, torrenti e rii è materia della Regione. I Consorzi possono intervenire in collina e montagna solo grazie alle convenzioni con gli enti locali cioè Regione, Comuni o Unioni di Comuni. Sembra facile, ma è un sistema complicato.