Nella vicenda della Garisenda, l’amministrazione è di fronte a un bivio. Si è attivata, costretta dagli eventi, dopo che, negli ultimi anni diversi allarmi sono stati sottovalutati. Ora, la rincorsa a mettere in sicurezza la ’Grande malata’, che sta subendo una pericolosa torsione ed è a rischio collasso – in questo i tecnici del comitato scientifico sono stati più che chiari – deve necessariamente essere fatta. E non si possono avere mezze misure, la sicurezza viene prima di tutto. La copertura attorno alla struttura sarà realizzata tramite moduli di acciaio assemblabili tipo Lego (la similitudine è della ditta Fagioli), in modo da poter cambiare l’ampiezza del ’recinto’ durante i lavori. Ma la vera sfida sarà il restauro: smontare e rimontare la Garisenda è più di una possibilità. Anni di lavoro e costi alle stelle. Nessuno azzarda cifre, ma i reiterati appelli delle istituzioni alle forze (e ai forzieri) della città e l’utilizzo dell’Art Bonus per attrarre capitali di mecenati e aziende, fanno capire che trovare le risorse non sarà una passeggiata. Nella riuscita di questa operazione, che metterà Bologna sotto riflettori internazionali, il sindaco Lepore e la sua giunta – incalzati dalle opposizioni, che hanno presentato un esposto in Procura – si giocano molto, forse tutto. Non sono concessi tentennamenti: la posta è alta, e il giudizio dei bolognesi sarà senza appello. C’è solo un modo per trasformare un’impresa ’titanica’ in un’opportunità: farne un’operazione collettiva, con annesso un cambio di abitudini per la vivibilità del centro storico che crei un equilibrio tra esigenze contingenti e quelle di residenti e attività (che non possono essere ignorate). Solo così, il superamento di questo ostacolo potrebbe rivelarsi vincente per tutta la città.
EditorialeGarisenda giunta al bivio: opportunità o débâcle