Editoriale

Gli incursori della salute

Due nanoparticelle che, come minuscoli incursori mimetizzati, trasportano all’interno della cellula terapie a base di acido nucleico che contrastano la progressione di tumori molto aggressivi. Una nuova combinazione di farmaci antitumorali già in uso e vitamina C ad altissime dosi può essere efficace contro i linfomi. Due delle ultime frontiere contro il cancro – la prima progettata da un gruppo di ricercatori dell’Università di Trieste, l’altra dall’Istituto europeo di oncologia di Milano – dimostrano che il Covid ha rallentato, ma non fermato, la grande offensiva in atto da anni per combattere le neoplasie. Se da un lato iniziano a stimarsi con maggiore precisione gli effetti negativi dei mancati screening di prevenzione durante la pandemia, dall’altro emergono dati molto confortanti. Sempre più italiani, ad esempio, superano il tumore. Nel 2006 i guariti furono 2 milioni e mezzo, 16 anni dopo si è toccato quota 3,6 milioni (il 40% in più). Negli ultimi cinque anni, in Italia, le persone vive dopo la diagnosi di tumore al rene sono aumentate del 15%: circa 125mila nel 2018, 144mila nel 2022. Oltre il 50% dei pazienti ai quali la malattia viene diagnosticata in fase precoce, guarisce. È vero che, nel 2022, i nuovi casi di tumore sono aumentati dell’1,4% per gli uomini e dello 0,7% per le donne rispetto al 2020. Ma è anche vero che «la sopravvivenza dai tumori è notevolmente aumentata negli anni, grazie alla ricerca e a nuove strategie, come quelle dei farmaci a bersaglio molecolare» scrive l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro. In questo contesto assume un significato di alto profilo il progetto di legge per il diritto all’oblio oncologico che tutela dalle discriminazioni chi ha curato e superato un tumore. Primo passo per arrivare, speriamo, al momento in cui una persona avrà la facoltà di rivelare la malattia senza temere nessuna conseguenza di ingiustizia sociale.