Martedì 23 Aprile 2024

I politici e i sondaggi. L’ossessione di seguire il consenso

I politici di oggi sono ossessionati dai sondaggi. Lo stiamo vedendo in modo particolare in queste settimane. È stato fatto un governo di larghe intese per fronteggiare la pandemia, si sono messi dentro quasi tutti, da destra a sinistra, e bon. Ma solo per un po’. Non appena i vari leader hanno visto (su quell’infallibile termometro che sono i social...) che i propri elettori storcevano il naso per l’alleanza con gli ex nemici, hanno ripreso a tirar fuori le proprie bandierine e a litigare per far vedere che non hanno rinnegato l’identità: meglio, per non perdere il consens

E soprattutto: quanto dura? Oggi pubblichiamo un sondaggio di Noto, dal quale emerge che Mario Draghi – acclamato da tutti nelle scorse settimane come il salvatore della patria, l’eroe dei due mondi eccetera – è già in calo di popolarità. Gli sarà bastata magari una mezza battuta, o più semplicemente il non aver compiuto il miracolo di far sparire di colpo il virus, ed ecco il calo di popolarità. Siamo certi che lui non ci farà troppo caso e cercherà di andare avanti per la sua strada, non essendo un politico di professione. Ma per gli altri, abbiamo l’impressione che le mosse politiche siano sempre o quasi dettate, più che dal bene del Paese, dall’ossessione del consenso.

Eppure basterebbe sfogliare i giornali di dieci anni fa (ma anche solo di cinque) per vedere come passa in fretta la gloria di questo mondo. I protagonisti di ieri sono diversi da quelli di oggi: e anzi, in buona parte sono scomparsi e dimenticati.

Curzio Malaparte, nel suo libro “Muss. Ritratto di un dittatore”, riferì un aneddoto (probabilmente inventato, ma illuminante) che la dice lunga sul consenso. Dunque si raccontava che il Duce, un giorno del 1930, “stanco di stare solo in casa, infilò un pastrano, si calò un cappello sugli occhi e, col naso nascosto dal bavero del cappotto, uscì a spasso per Roma. Giunto di fronte a un cinematografo (…) prese un biglietto ed entrò” . Prima dell’inizio del film c’era il cinegiornale che lo mostrava in tutte le sue gesta, a cavallo e in automobile, in uniforme e in borghese, davanti alle truppe e in Campidoglio, e così via. Tutti si alzarono in piedi ad applaudire, solo Mussolini rimase a sedere. E allora il suo vicino di posto gli toccò la spalla, si chinò al suo orecchio e gli disse: “Scusi signore, anch’io la penso come lei, ma è meglio alzarsi”.