Si chiameranno Cau (che vuol dire 'Centri di assistenza urgenza'), noi li ribattezziamo: Pronto soccorso di serie B. Rappresentano la nuova, grande scommessa, della sanità dell'Emilia Romagna alle prese, come un po' tutte le regioni, da una parte con l'esigenza di risparmiare e dall'altra di ridurre e snellire le interminabili file nei pronto soccorso appunto. In sostanza ai Cau dovrebbero rivolgersi i pazienti non gravi (in gergo codici bianchi e verdi), al Pronto Soccorso quelli invece gravi (gialli e rossi).
Detto così sembra tutto molto bello ma il progetto è in realtà al centro di un feroce dibattito e anche di molte polemiche. Perché? Semplice: sarà difficile tradurre in pratica la teoria. Detto che questi Cau sorgeranno (se sorgeranno) non necessariamente in prossimità degli ospedali, come dovrà comportarsi un uomo (o una donna) che non sta bene? Dovrà farsi un'autodiagnosi? E quindi: se la ferita da taglio è larga vado al pronto soccorso, se è piccola al Cau?. Ma larga o piccola quanto? E se si sente un dolore forte al torace alle 11 della sera, dove si va?
Domande inevitabilmente senza risposta: Certo, da un centro all'altro si potrà essere spostati: se vai al Cau e sei abbastanza grave, ti mandano al Pronto Soccorso, magari se non sei gravissimo ti toccano altre cinque ore di fila e perdipiù rischi di dover correre dall'altra parte della città.
Il meccanismo, francamente, ci sembra un po' troppo complicato.Sarà un lavoraccio per l'assessore regionale alla Salute, Raffaele Donini, trovare un giusto equilibrio. Buona fortuna: ne avrà senz'altro bisogno.