A quelli che guardano con preoccupazione la parete da scalare, Vincenzo Italiano indica con il dito la vetta. "Vogliamo arrivare a primavera con tanto ancora da giocarci".
È questo il messaggio che l'allenatore del Bologna, fresco campione di Coppa Italia, manda in risposta a un calendario che, all'apparenza, potrebbe mettere un po' di paura.
Come una montagna vista da sotto. La Roma all'Olimpico, il Como di Fabregas al Dall'Ara, poi le luci di San Siro con il Milan. Ci sono state partenze migliori, senza dubbio. Ma è un problema di prospettiva, come quella montagna, appunto. Se si ribalta il punto di vista, sono le montagne a doversi guardare da un Bologna che nelle ultime tre stagioni ha scalato qualunque parete.
Qualcuno obietterà che il finale di calendario apparecchia un aprile e un maggio alla Hitchcock: Juventus, Roma, Cagliari, Atalanta, Napoli e Inter. Roba da spaventare un gigante, forse. Ma non il gigantesco Bologna dell'ultima stagione.
Non il Bologna capace di resistere tra le fiamme della Champions e di alzare di nuovo al cielo una Coppa Italia. Non trema davanti a nessuno il Bologna di Vincenzo Italiano, l'unico allenatore, insieme ad Antonio Conte, rimasto al suo posto in una serie A che ha centrifugato tutte le panchine. Se il mercato non gli centrifugherà gli ingredienti, saranno le altre a scorrere con il dito il calendario e spaventarsi quando leggeranno 'Bologna'.