Editoriale

Il dialetto alla riscossa piace a tutti

Ho visto con piacere che è stata celebrata a Roma la giornata dedicata al dialetto. Penso che questa forma di espressione sia da salvaguardare perché è nello stesso tempo storia e memoria. Il dialetto custodisce modi di dire che il più delle volte sono espressione colorita di un periodo passato o presente dove spesso è presente l'ironia. Il dialetto bolognese è anche musicale, quasi le parole uscissero da uno spartito. Facciamo di tutto per non perderlo.

Claudio Orlandi

Risponde Beppe Boni

Il dialetto è vivo e lotta insieme a noi. La giornata romana che si è svolta alla Camera (tredicesima edizione) dedicata ai dialetti e alle lingue locali è stata fortemente sostenuta dal presidente Lorenzo Fontana che ha sottolineato come questo evento sia il rispetto di ogni voce. Dentro il dialetto c'è la cultura di un popolo, c'è un modo di essere che ne ricorda connotazioni storiche e carattere.

Una battuta in bolognese fa sorridere anche gli americani che pure non la capiscono. A Bologna c'è addirittura una scuola elementare che studia il dialetto. Ci sono personaggi come il cantautore Andrea Mingardi che ne hanno fatto una forma di espressione artistica e musicale sostenuta anche attraverso iniziative pubbliche. Un testimonial perfetto che in dialetto ha composto alcune canzoni indimenticabili come Gig, ovvero Gigi (Gig' t'i al piò fort dal mannd, t'i un fenòmen, come sei vestito bene) o la Fira ed San Lazer, ovvero la Fiera di San Lazzaro. Grande Andrea. E come non citare il professor Roberto Serra, che su Facebook si presenta come Profesaur ed bulgnais (professore di bolognese). Ogni giorno da influencer dispensa (e traduce), parole, modi dire, battute, aneddoti delle Due torri, distinguendo a volte la versione cittadina intramuraria da quella utilizzata in provincia. Un fenòmen (un fenómeno).

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