Mentre la classe politica continua con la liturgia bipolare del “È colpa tua“, “No, è colpa mia“, i paesi e le città si allagano, i cittadini perdono le case e i fiumi si riprendono gli spazi che l’uomo non realizza da decenni e accelerano rimodellazioni e manutenzioni sottovalutate per decenni. Leggi casse di espansione, nuovi boschi, sbarramenti, delocalizzazione delle abitazioni a rischio. La storia del Lamone e di Traversara di Bagnacavallo, ormai borgo fantasma dopo le alluvioni 2023 e 2024, lo insegnano tragicamente. Il lavoro della Procura – sia a Ravenna sia a Forlì – è volto non solo a capire se gli eventi fossero prevedibili, ma prevenibili. E pochi nella classe politica possono stare tranquilli: dai Governi di ogni colore che si sono succeduti e non hanno mai dato fondi sufficienti alla Regione che in decenni avrebbe potuto fare di più sulla manutenzione, dai Comuni che hanno permesso costruzioni in situazioni ineluttabilmente svantaggiate al coacervo di enti secondari e agenzie che si sono spesso rimpallati attribuzioni e funzioni, dal legislatore che ha complicato le norme ai protagonisti dell’espansione economica (e per fortuna c’è stata) che hanno costruito però senza ragionare troppo sull’ambiente. Dunque, la campagna elettorale resterà completamente attorcigliata su questo tema: è colpa del Governo che non dà abbastanza fondi (falso, i fondi ci sono), no è colpa dei Comuni che non hanno speso (falso, molti Comuni hanno anticipato fondi, ma per i rimborsi servono i collaudi). Dunque: hanno tutti ragione sulla pelle dei cittadini. E la stragrande maggioranza dei politici finisce per dimenticare altri temi e questioni sensibili, come la sicurezza. Pensate a cos’è accaduto a Bologna: morti, feriti, commercianti sulle barricate, Governo diviso (il ministro Piantedosi ha difeso la Questura, FdI ha chiesto di più), maggioranza che fibrilla. Ancora una volta: hanno tutti ragione, sulla pelle dei cittadini.
EditorialeIl solito teatrino