ALESSANDRO GALLO
Editoriale
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Italiano, manca un sì per la festa

Bologna, il Bologna, la Coppa Italia, la discesa dell’immagine della Madonna di San Luca, la StraBologna e il contratto di Vincenzo (dal 14 maggio il nome è stato cambiato in Vincente) Italiano.

Sacro e profano si mescolano come non mai all’ombra delle Due Torri. Non è un caso che, proprio domenica scorsa, dopo la conquista della Coppa Italia, sia partita una processione dal Meloncello. Destinazione Basilica di San Luca.

Adesso, in attesa delle celebrazioni e del pullman scoperto – alzi la mano chi, un anno fa, avrebbe pensato a un immediato bis – tiene banco la questione Italiano. I pessimisti vedono strane analogie con il caso Thiago. Gli ottimisti sono tranquilli. E il terzo polo – i realisti – parte da un punto fermo: Vincenzo Italiano è sotto contratto con il Bologna fino al 30 giugno 2026.

Da questo punto di vista, dunque, tante differenze con l’affaire Thiago che, rispetto a Italiano – senza entrare in questioni di carattere tecnico e strategico –, era molto meno empatico rispetto al suo vulcanico successore.

E allora aspettiamo con pazienza il nuovo incontro tra l’entourage del tecnico con la dirigenza rossoblù. Guardiamo anche al futuro con ottimismo, ma mettendo anche i puntini sulle ’i’.

Italiano tentato dal Milan, dalla Roma o addirittura dal Napoli (Adl lo aveva cercato, prima di arrivare a Conte). Tutto vero, perché ogni club tira l’acqua al suo mulino. E tutti cercano il meglio. O quello che pensano possa essere il meglio.

Però, questo è l’aspetto che più conta, il Bologna non deve e non può passare per una scelta di ripiego. Si vive di presente: il Bologna da due stagioni è al top, si è tolta lo sfizio di battere tutte le squadre (o quasi) e ha valorizzato una volta di più i propri ragazzi.

Si vive di passato? Beh, un po’ di scudetti (sette, anche se dall’ultimo sono passati 61 anni) Bologna li ha vinti. E il Bologna – regnava il commendator Renato Dall’Ara – si divertiva anche in Europa negli anni Trenta.

E se non si vive solo di presente e di passato, si può dire (siamo un po’ di parte, lo ammettiamo) che a Bologna si vive bene. Forse è per questo che Italiano potrebbe veramente aprire un ciclo. La solidità economica è garantita da Joey Saputo, la diplomazia (e non solo) da Claudio Fenucci. Intuizioni e scelte di Giovanni Sartori e Marco Di Vaio. Con un po’ di fortuna, si potrebbe rispolverare un vecchio slogan: Bologna sogna.