Una cappa di pessimismo è piombata su Bologna, la Città del pallone. Come se la sconfitta di Bergamo avesse spezzato l’incanto, dopo sei risultati utili consecutivi e una striscia di 5 vittorie. E invece il sogno non è finito e l’ultimo scorcio di stagione può diventare un tappeto volante se si ritrova in fretta lo spirito giusto.
In questa Pasqua pallonara, che riannoda i fili con una storia gloriosa, il Bologna di Italiano ha tutte le carte in regola per giocare una partita di alto livello con l’Inter, numero uno del campionato e semifinalista in Champions.
Ma per fronteggiare senza paura i campioni in carica bisogna evitare gli errori seminati nei primi venti minuti del match con l’Atalanta e recuperare giocatori fondamentali per l’assetto della squadra. Mi riferisco in particolare a Castro e Odgaard, gli uomini-simbolo del Bologna fremente e pressante di Italiano. Garra, intensità, spirito di sacrificio e audacia si sommano alle qualità tecniche di questi due attaccanti. Otto i gol di Santi, sei quelli del danese più una quantità di assist e giocate in recupero palla a beneficio della squadra.
La loro assenza si è sentita pesantemente a Bergamo. Un vuoto agonistico e temperamentale che si è sommato alla svagatezza di Lucumi e della difesa.
Di una cosa sono certo: contro l’Inter, che il Bologna ha già messo in difficoltà nella gara di andata (2-2 al Meazza), non ci saranno cali di concentrazione e pause mentali. E se Italiano saprà riprodurre il suo gioco fatto di pressing alto e aggressività, il risultato finale non è scontato. Anche perché quei due, Castro e Odgaard (incompreso nelle giovanili nerazzurre) non vedono l’ora di riprendere la corsa verso la gloria. Di riportare Bologna dentro la striscia virtuosa che lo ha messo in corsa per la Champions.
Non sottovaluto, in questo quadro ottimista, il supporto del Dall’Ara: può spingere il Bologna a caccia di un’impresa che troppi corvi ritengono impossibile.