MATTEO NACCARI
Editoriale
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La parabola di una coop

Per decenni la cooperazione ha avuto un gigante che la rappresentava in tutto il mondo, almeno nel settore delle costruzioni. Era la Cmc (Cooperativa muratori e cementisti), nata per volere di 35 muratori nel 1901 a Ravenna e che pian piano è riuscita a imporsi in particolare fuori dai confini italiani; caratteristica, quella dell'internazionalizzazione, che pochissime cooperative hanno avuto. Una marcia in più, insomma, in un campo come quello del mattone sicuramente molto competitivo. Ma nei cantieri della Cmc si è comunque sempre parlato in tante lingue e piano piano questa impresa è riuscita ad affermarsi su mercati complicati, come quello asiatico e in Africa, ad esempio, dove è stata protagonista della costruzione di importanti dighe. La cooperazione ha sempre portato come medaglia il nome della Cmc, simbolo appunto di qualcosa di unico. Fino a pochi giorni fa. La Cmc, infatti, dopo anni complicati, è stata di fatto salvata nel corso di un'asta in tribunale che ha visto l'Alpha General Contractor, sede legale a Milano e sede operativa a Firenze, aggiudicarsi il ramo d'azienda che comprende il marchio, i 597 dipendenti e una serie di infrastrutture e appalti del colosso cooperativo. 'Avremo una crescita non soltanto per quanto riguarda la parte economica, ma anche per la parte di personale', ha assicurato Asmaa Gacem, amministratrice unica di Alpha. Insomma, progetti importanti che danno speranza ai lavoratori e per il futuro dell'impresa. Interessante il commento dei sindacati. 'Nessuna cooperativa ravennate o romagnola si è fatta avanti. È questa la cosa incredibile e che non mi spiego; che un mondo che fattura miliardi non sia riuscito a trovare 17,5 milioni per rilevare la Cmc lascia davvero stupiti', ha detto Roberto Martelli, segretario generale della Fillea Cgil di Ravenna. E il punto è questo. Serviva quella cifra per evitare che la Cmc uscisse dal mondo della cooperazione e che Ravenna continuasse ad avere probabilmente pieno controllo su uno dei suoi principali motori economici. E invece no. Alla Cmc si sono interessati diversi Gruppi, ma la cooperazione ne è rimasta fuori. I motivi possono essere tanti, probabilmente economici, perché le costruzioni sono un settore complicato. Però non si può abbandonare così qualcosa che ha fatto parte del tuo dna e del tuo essere. Ora, sicuramente la nuova proprietà farà di tutto per riportare la Cmc ai livelli del passato, ma intanto la cooperazione perde un pezzo della sua storia e Ravenna dovrà sperare che pian piano le radici dell'impresa non si stacchino dalla Romagna. Come è successo per tanti altri marchi in giro per la regione. Intanto, dove c'era la sede storica, sulla via che dal cuore della città va al mare, nascerà l'ennesimo supermercato. E la grande insegna Cmc scomparirà. Speriamo non sia l'inizio della fine.