Sono settimane decisive per la rinascita della Perla, la storica azienda di lingerie di lusso che da mesi è alle prese con una profonda crisi. Da tempo, le lavoratrici, i sindacati, i commissari e i liquidatori delle aziende che hanno in mano la realtà italiana sono al lavoro, coordinati dal ministero delle imprese e del made in Italy, per rimettere in carreggiata uno dei marchi storici e nobili non solo di Bologna, ma di tutto il Paese. L’obiettivo è quello di trovare una quadra tra alcune vicende giudiziarie – una è incardinata in Inghilterra – per poter traghettare La Perla in mano a qualcuno che finalmente la rilanci. La proprietà del marchio è della Perla Global Management Limited, con sede a Londra, ora in liquidazione per via di un debito col fisco; si punta a far rientrare anche questa situazione nell’iter delle società in liquidazione (la Perla Italia gestisce i negozi) in attesa di un ok del Tribunale di Bologna. Insomma, tutto va riportato sotto lo stesso cappello per dare la possibilità alla Perla di operare a pieno regime con un nuovo timoniere. Per definire un protocollo transfrontaliero mancano ancora alcune questioni burocratiche da sbrogliare e si punta a che sia tutto a posto entro il primo ottobre, quando ci sarà un nuovo incontro al ministero. Al di là di tutto, serve correre perché se da un lato la produzione è ripartita (con una parte delle operaie) dall’altra non si può rimanere a lungo fuori dal mercato. Alla Fashion Week di Milano, la Perla presenterà le nuove collezioni, cercando così di dare un segnale a chi nel mondo ha sempre apprezzato le sue produzioni. Un piccolo passo verso la normalità. Ma, come è stato ribadito da più parti, bisogna fare in fretta per cercare di risolvere la situazione quanto prima. Si vedrà. Certo è che la storia della Perla è un esempio di quanto sia miope l’imprenditoria italiana. L’azienda è nata e cresciuta a Bologna, grazie alla famiglia Masotti, e ha iniziato ad avere problemi proprio quando gli italiani la vendettero a un fondo straniero. Negli anni si sono succeduti tanti proprietari, ma purtroppo quando il cuore e la mente sono lontani da dove si hanno le radici il finale non è mai positivo. Come la Perla, tanti sono stati i marchi che non appena sono finiti in mani straniere hanno iniziato ad avere problemi. Anche in questo caso si interviene quando la situazione è disperata. La speranza è che la forza delle lavoratrici rimaste, dei sindacati e delle istituzioni possa fare il miracolo. Per mantenere e rilancia la Perla come brand internazionale.
EditorialeLa Perla in ansia