In questi ponti festivi, la Riviera romagnola sta tornando a vivere. Stabilimenti che aprono, prime passeggiate sul lungomare, hotel che rialzano le saracinesche: è un rito laico che segna l’inizio della stagione estiva in Emilia-Romagna. È il mare che si risveglia e che, ancora una volta, chiama a raccolta turisti, lavoratori, famiglie e imprenditori.
Il turismo balneare resta il cuore pulsante dell’economia turistica regionale. Anche secondo gli ultimi dati oltre il 60% delle presenze turistiche si sono concentrate lungo la costa adriatica. Un dato che parla chiaro, anche in un tempo in cui si promuove – giustamente – la valorizzazione dell’entroterra, dei borghi, delle città d’arte, della montagna e di tante altre cose. Differenziare l’offerta è fondamentale, certo, ma guai a dimenticare che il mare è ancora il “pane” della regione.
La Riviera non è solo spiaggia e ombrelloni: è un sistema complesso fatto di accoglienza, ristorazione, eventi, cultura popolare e memoria collettiva. È lì che migliaia di stagionali trovano lavoro, ed è lì che si concentra una buona fetta dell’indotto turistico regionale. Per questo, ogni primavera, quando arriva Pasqua, è come se tutta la Regione riprendesse fiato: il mare chiama, e l’Emilia-Romagna risponde.