Come stanno il mare e le coste delle Marche? Bene, ma potrebbe anche andare meglio. Ce lo dice la Goletta Verde di Legambiente, che come ogni anno dal 9 al 12 giugno ha saggiato lo stato di salute dell’Adriatico facendo analisi in più punti del litorale. Ebbene, di dodici punti campionati un terzo (quattro) è risultato fuori dai limiti di legge. Si tratta come sempre delle foci dei fiumi – nota dolente da anni, se non decenni –, dove i volontari di Legambiente hanno trovato cariche batteriche ben oltre i limiti giudicati ‘fortemente inquinati’. Quali? La foce del torrente Arzilla, a Fano, quella dell’Esino a Rocca Priora di Falconara Marittima, quella del Musone al confine tra Numana e Porto Recanati e infine a sud la foce del Tronto, a San Benedetto. Negli altri otto punti finiti sotto la lente di Legambiente acque pulite o comunque con parametri entro i limiti di legge: si tratta di Calata Caio Duilio nel porto di Pesaro, della foce del fiume Misa a Senigallia, di quella del Chienti tra Civitanova e Porto Sant’Elpidio, di quella del Tenna sempre Porto Sant’Elpidio, della foce torrente Valloscura al lido di Fermo e di quella dell’Ete Vivo a Porto San Giorgio. In provincia di Ascoli, bene i campioni prelevati alla foce del Tesino a Grottammare e dell’Albula a San Benedetto. Luci e ombre, secondo Marco Ciarulli, presidente di Legambiente Marche. “Le analisi ci restituiscono un quadro in peggioramento rispetto all’anno scorso – ammette –. Rientrate alcune criticità, ma in percentuale sono aumentati sia il numero dei campioni oltre il limite di legge, sia la carica batterica riscontrata nelle acque. Nonostante le Marche negli ultimi dieci anni abbiano fatto passi in avanti sul fronte della depurazione, la persistenza di sforamenti è la conferma che manca ancora qualcosa. Ammodernare ed efficientare i depuratori è un bisogno impellente, che le nostre amministrazioni dovrebbero rispettare”.
EditorialeLa salute del mare